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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   l' IDEALE DELLA VITA PUBBLICA ISELLA POESIA DRAMMATICA.
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   L' Orazta è un dramma shakespeariano di larghe proporzioni, con peraltro un forte alito di popolo, e di popolo romano; con passioni grandiose, con urti violenti e talvolta brutali; con vita vera e grande insomma. La lottavi è tra gl'in-teres. ed affetti pubblio e gl'interess: ed affetti privati, che si contrastano entro l'ambito d'una sola famiglia, tra fratello e sorella. E l'autore, con senso meraviglioso della verità drammatica, sa fare giustizia tanto a Celia che nella festa eomune s rattrista e dispera, e sa di essere ne' suoi diritti piangendo lo sposo perduto, ella ch'è donna e si sente destinata a formar la famiglia, e ad Orazio, che tra i gridi di gioia di tutto il popolo acclamante c colla coscienza della grande vittoria riportata, s'imbatte nella sorella chc si addolora e col dolore quasi la insulta, e la uccide. Nò gli sfugge la necessità morale che tanto Celia quanto Orazio portino la pena del loro eccessivo preoccuparsi d'un unico sebben grande interesse; e se Celia muore, Orazio, l'indomito Orazio, dovrà adattarsi a sentir prima la condanna di morte e poi a sostenere la simbolica pena del giogo:
   Le sentenze solenni e talvolta profonde accompagnano lo svolgimento solenne dell'azione.
   Ecco il modo in cui Marco Valerio feciale definisce a Publio, padre degli Oramai, la sorte.
   La sorte . . una mente errante e fissa E dei superni infiussi ottimi e rei: La qual ciò che vuol può e vuol sempr' ella Ciò che la lor contrarietà possente Le fa voler (1).
   Vedendo il suo Orazio condannato a morte, il padre sciama:
   Se la fortuna ch'è senza vergogna Si potesse una volta vergognare, Tacita seco si vergognerebbe Ne l'aver dato de' suoi mah' in preda Orazio che l'annichila e convince Non pur con l'aere dell' altero fronte . . . Ma con la tolleranza del cuor saldo Che, non che tema, mirar degna a pena Il dispietato pericol presente (2).
   Per difendere Orazio, uccisor della sorella, egli adduce a scusa i pianti di Celia ; e
   chi turba il pubblico contento Riprende Iddio, che lo permette, ond'Egli Per incognite vie fanne vendetta (5).
   Certo non tutto il pregio di queste sentenze e meno ancora quello della favola (ch'egli deve quasi per intero a Tito Li\ o) sono suoi; ma merito suo è l'aver scelto quella favola, l'aver saputo mettere a luogo quelle sentenze, e soprattutto l'aver saputo trasfondere nel suo dramma la gran vita eh' ò nella storia poetica di Livio.
   Anche sotto le incondite forme della sacra rappresentazione vi fu chi tentò mettere :'n scena fatti e ideali pollici. Così sappiamo che ad Urbino nel 1504
   (1) Op. cit., p. 147.
   (2) Op. cit., p. 202-3
   (3) Op. cit., p. 1S7
   Canei.lo, 29