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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo sesto.
   Si pnote oprar per acquistarsi un regno Che la leggi divine o l'altre, varchi (1).
   Le si potrà rimproverare, m ispeeie, come non motivato l'assassinio del suo primo marito, per poi sposare il cognato; ma ella risponde che il suo primo marito era un imbelle dal quale inai avrebbe potuto sperare vendetta. E chi vuole il fine deve volere anche i mezzi. Non era questo che predicavano anche i politici contemporanei ?
   Tullia poi ha un altro motivo di odio contro Servio Tullio e la madre regina. Servio Tullio carezza la plebe e regna col favore di questa: Tullia invece x aristocratica, è devota alle idee politiche dell'avo ... e a quelle del Martelli.
   Servio, nemico ai cittadini egregi, Siccome avversi a' suoi folli disegni, Ognor li offende con asprezze nove (2).
   Egli è signor nuovo; e ne ha tutti i vizi :
   Clio vuol veder la crudeltate intera Miri un signor, che di vii sangue fia (3).
   Tullia pertanto ha da vendicare non solo i diritti propri, ma anche quelli di tutto un partito, del partito de'ben pensanti, al quale è favorevole perfino il padre Romolo.
   Infat ', sul fine della tragedia, quando il popolino tumultua per la morte di re Servio, Romolo apparo e grida:
   Da l'alte case de' celesti dei Vedut' abbiamo il tuo sfrenato ardire, Popolo insano . . . Questo è vano furor . . Lassate Ludo ornai nel regno in pace Fin che nel traggia destinato giorno (4).
   La frase e il verso sono oltremodo robusti; e se l'intreccio fosse un po' più chiaro, e meglio esposto in ispeeie l'antefatto, che l'autore ha modificato per ottenerne : divisati effetti drammatici, sarebbe questa una tragedia veramente buona.
   La parola e la frase corretta, la sintassi, il verso armonioso o anche semplicemente di n isura mancano invece all' Grazia (5) ùi Pietro Aretino; ma essa ìiscatta largamente quesu difetti con inti nscci pregi di concezione e di testura.
   Il poeta, nel prologo, dice volere che
   chiiro s'intenda Se più mertano in se lode di glorio, De la natura i discepoli o vero Gli scolari de l'arte;
   e pochi saranno, che, dopo attentamente letta Y Orazio, non diano il loro voto in favore de d scepoli à Natura.
   (1) T. A., Ili, 37.
   (2) Ib. p. 00.
   (3) Ib.
   (4) Ib. p. II1-2.
   (5) Vedi le Opere di P. Aretino; Milano, F. Sanvito, 1863. L'Horaiia fu stampata la prima volta a 'Venezia nel 1540. P. Aretino, nato ad Arezzo nel 149?, mori a Venezia nel 1557