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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   l'ideale della vita pubblica nella poesia drammatica. 223
   A non esser crudel; chè a Dio non piace , . .
   Chi vuole il regno suo governar bene
   Colla pietà governi (1).
   Come subito si vede, il Eucellai ha voluto nella Rosmonda offrirci un 'Antigone paesana; ma.quanto, oh quanto ossa è distante dalla greca! Neil' Antigone sofoclea (2) ci è rappresentata la lotta fra due doveri egualmente santi: il dovere della pietà filiale e il dovere di reggere saldamente lo stato e tutelarne l'unità. Nell'esercizio di questi loro doveii, Antigone e Creonte eccedono ambidue, spinta l'una .lall'odio naturale contro chi occupa il posto de' fratell estinti, e l'altro eccitato dall'acre desiderio di regno. L'una può vantare che essa obbedisce non già a legg positive, fatte dagli uomini., ma a leggi eterne, opera della natura; l'altro può farsi forte del suo dovet e di custodire non scio i propri diritti, ma quelli degli altri, di cui è rappresentante, quelli della città. Dalla lotta di quei^J due esseri fondamentalmente buoni e giusti, deriva la catastrofe, che 1: travolge tutti e due: poiché se Antigone ci rimette la v'ta, Creonte ci perde quella del figlio,, nnarrorato della vergine pia.
   Nella Rosmonda invece troppo s vede che l'autore ha preso partito in favore della sua eroina; e che nella sua coscienza poetica l'eccidio di Alboino è più che giustificato, mentre giustificata è anche la salvezza compiuta d Rosmonda. Qui si rivela il tipo, pur troppo non ancora del tutto scomparso dalle nostre scene, del dramma in cui da un lato ci ono tutte persone buone e dall'altro tutte persone cattive, e che per giunta, contro l'unanime testimonianza della -vita, fanno pompa della loro malvagità; eia soluz.one tragica con-iste o nell'orrore di veder gl'innoceun cader vittime di cotesta malvag.tà, o nel volgare compiacimento di vedere cotesta malvagità sfacciata restar punita, magari per qualche miracolo celeste.
   Notevole è poi nella Rosmonda la modificazione dell'antefatto storico, in cui sarà a vedere non tanto il bisogno di accostare la favola a quella àeW'Antigone} quanto piuttosto un riflesso della storia ^jaliana contemporanea, i/i cui si erano visti due re stran er venire alla conquista del Regno, e poi l'uno cacciare il mal accorto alleato.
   Mentre la Rosmonda voleva riprodurre VAntigone, la Tullia di Lodovico Martelli (3) volle r produrre, su scena più vasta c importante, l'Elettra. Neil 'Elettra sofoclea la lotta ò fra la pietà filiale dell'eroina, che mira a vendicare la morte del padre, e la pi età materna di Clitennestra che aveva voluto vendicare Ifigenia, sacrificata dall'ambi sione di Agamennone. Il contrasto n questa tragedia ci pare meno finamente immaginato c condotto che non nel l'Antigone: l'eccesso di Clitennestra la porta a morire per le mani d'Oreste; ma non si vede qual pena incontri Elettra colpevole anch'essa, almeno agli occhi nostri d'un eccesso nella vendetta paterna, come là dove dice al fratello di raddoppiare colpi contro la madre. La tragedia appare alquanto unilaterale; e le cause della catastrofe stanno nell antefatto.
   Il Martelli ebbe un'ardiiiss na dea nel trasferii-e a Roma, al tempo de're, la greca Elettra e nell'incarnarla in Tullia, micidiale del pi mo marito e della madre per vendicare l'avo, e recuperare i suoi diritti al regno.
   E grande fu l'ingegno del Martelli nel volerci poeticamente giustificare la Tullia che la storia colloca tra le più perverse figl'uole. La Tullia del Martelli ha un obbligo santo; la vendetta e il liacquisto del regno, che per di itto spetta a lei e al marito. Nulla, ella dice,
   Ci) T. A., I, 191.
   2) Ne diede iu questo secolo una lodata versione Luigi Alamanni, stampata a Lione nel 1533
   (3) P V. ol. ILI. Il Martelli, morto nel 1527, lasciò incompiuta la Tullia, alla qua'e diede l'ultime, mano Claudio Tolomei.