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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO Vili
   L'IDEALE DELLA VITA PUBBLICA NELLA POESIA DRAMMATICA (i).
   Abbondanti per numero ma deficienti per qualità sono in genere le opere teatrali del cinquecento; e quelle poi in cui tenta rispecchiarsi qualche ideale della vita pubblica sono anche numei'icamente assai scarse» Abbiamo appena da esaminare quattro tragedie, due cronache drammatiche e un incerto saggio di comedia.
   Il dissidio ideale tra gli obblighi e i diriti della vita privata e gli obblighi e i diritt;' della vita pubblica, dissidio che vedemmo in più forme riflesso nei poemi del cinquecento, e in modo particolarmente perspicuo nulle Gerusalemmi del Tasso, s'è imposto anche alla mente e alla fantasia di alcuni autori di drammi. Esso è per natura altamente tragico; e se i nostt cinquecentisti non hanno saputo trame troppo buon partito, le cause saranno da cercare nella non perfetta maturità de'tempi, incapaci ancora d'intindcre e riprodurre l'intima lotta fatale tra due impuls che nobilmente si contrastano l'animo umano.
   Uno dei soggetti più tragici che la storia potesse offrire ai nos-tri poeti era certamente la misera fine di Sofonisba; e su Sofonisba s'ebbero infatti agli esordii del cinquecento due tragedie, una ancor rude di Galeotto del Carretto (151)2) e un'altra, ben più nota, del Ti issino, dedicata nel 1 15 a Leone X e stampata nel 1524 (2).
   Anche se la notizia di drammi posteriori sullo stesso soggetto non ce ne desse la pratica dimostrazione, a priori la critica vedrebbe come in cotesta storia pos sano essere altamente tragici sia Masiinissa e Siface combattuti da un lato da una legittima ambizione poLuica e dall' altro da un affetto veemente per una donna legata e fida all'avversario; e come più nobilmente tragica possa apparire Sofonisba stessa che immedesimandosi colla patria cartaginese spieghi tutte le sue forze di donna contro i fatali Romani, e nel troppo alto tentativo cada e s'infranga.
   Nulla o quas^ nulla di tutto questo fu sentito dal
   Trissino gentil che col suo canto Prima d'ognun dal Tebro e da V Iliso Già trasse la tragedia a l'onde d'Amo (3).
   Nella sua tragedia Siface s mostra appena; Massi..tssa, che puma cosi caldamente prende le parti di Sofonisba, e po' \iute» dalle ammonizioni ci Sezione le manda il veleno, e viene infine sulla scena, quando Sofonisba è morta, per di-ci che egF
   (1) Per questo e per ii seguente capitolo ci serviamo, ove nulla sia avvertito in contrario, del Teatro italiano Antico, Milano (Dalla società, tipografica de' classici italiani), in nove volumi; e 1» citiamo con T. A.
   (2) T. A., vol.I,
   (3) C. B. Giraldi Cinzio. Epilogo dell'Orbecche (T. A , IV.)