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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo vii.
   O'è infine qualehe buon figliuolo che, come l'Ariosto, non si vergogna de' suoi veechi, e ne parla anzi con rispetto ed amore? Ed ecco che il Berni si burla de' suoi, ed invita i romei a passar da Firenze a vederli:
   Se la fede è canuta, come è scritto, Io ho mia madre, e due zie e un zio, Che son la fede d'intaglio e di gitfo. . .
   E mostrerogli a chi li vuol vedere Per anticaglie naturali e vere. . . La morte chiama; ed ci la lascian dire! (1).
   Ma giova pur notare che in fondo a tutto questo non c'è malvagità di cuore, non c'è pervertimento d'animo: c'è un rilassamento di costumi, c'è una mala abitudine; e c'è sopratutto una grande smania di parere spiritosi e disinvolti, e di non si perdere dietro le idealità della folla.
   E giova pure ricordare che il Berni stesso negli ultimi suoi anni, e nell'opera sua più studiata, ch'è il rifacimento dell' Innamorato, espresse pensieri e sentimenti affatto diversi. Quivi infatti, sul principio del C. VII della parte terza, egli loda la santità dello stato coniugale, e sul principio del C. IX della stessa parte terza detesta . sozzi amori, lodati nei capitoli giovanili.
   Si aggiunga infine che nessuno de' suoi imitatori si spinse tanto 'in là nel disprczzare i nuovi ideali della vita privata; chc anzi alcuno tra loro espressamente gli contraddisse, come il Molza, che nel capitolo in lode de' Fichi (commentato dal Caro) dice :
   Non trovo con ragion chi si querele Di lei (2), se non qualcun ch'ha torto il gusto Dietro alle pesche, ovver dietro alle mele.
   Non è costui di ciò giudice giusto, Perchè l'affezion troppo l'inganna E calzar troppo si diletta angusto (3).
   E i poehi poeti bernieschi della seeonda metà del seeolo lasciano anche le basse allusioni sensuali, per ridere d'argomenti meno sdrucciolevoli.
   In conclusione, coloro che dalla parodia berniesoa vogliono giudicare de' costumi e delle idealità del seeolo XVI, chiudono volontariamente gli oechi su quattro quinti d'un gran quadro, disegnato con ssrietà, per rissare la loro attenzione a una macchietta caprieeiosa, che il pittore ha voluto collocare giù in un canto della tela. Il Berni c i bernieschi devono la loro riputazione speeialmente ai pregi linguistici e stilistici; come riflesso dei eostumi e delle aspirazioni dell'età, CBS. sembrano a noi di tanto inferiori al Coccaj c alle sue maccheronee, di quanto la poesia lirica sottostà, per importanza, alla poesia narrativa.
   (1) Opere, 181,
   (2) La femmina del fico.
   (3) P. I. XII, 917. E lo stesso sporchissimo capitolo dei Forno di Ciò. Casa è inteso a lodare i piaeer' che la donna può dare, in opposizione alla pederastia V. Opere burlesche, Usecht, 1771; voi, I, p. 13l3. « Io per me rade voKe altrove il inetto. » é come la sentenza fondamentale del suo capitolo in lode del Forno femminile.