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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   la lirica amorosa.
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   A Ferrara stessa, patria della Torelli, troviamo un altro eccellente lirico degli affetti coniugali, o piuttosto di affetti che a questi si venivano accostando. L'Ariosto innamorava corrisposto di Alessandra Bellucci ; visse con lei per più anni in intimi rapporti, e la sposò poi, ma segretamente Ebbe così il vantaggio di poter essere marito, senza cessare di essere amante; lo s: può dire il rappresentante tipico delle condizioni famigliari dei migliori in questa età.
   In una lunga canzone egli ci narra prima come s'innamorasse in Firenze della sua Alessandra (I); e in uua seconda e in duo sonetti, le cure e le pene per arrivar all'intimità di lei. Finalmente egli ò accettato:
   0 sicuro, segreto e fido porto, Dove, fuor di gran pelago, due stelle, Le più chiare del cielo e le più belle, Dopo una lunga a cieca via m'han scorto:
   Or io perdono al vento e al mare il torto ¦ Che m'hanno con gravissime procelle-Fatto sin qui, poi che se non per quelle Io non potea fruir tanto conforto.
   0 caro albergo, o cameretta cara, Ch'in queste dolci tenebre mi servi A goder d'ogni sol notte più chiara!
   Scorda or i torti 3 sdegni acri e protervi Che tal mercè, cor mio, ti si prepara, Che appagherà quant'hai servito e servi (2).
   0 avventurose carcere soave Dove, . . .
   . . . vita e non morte aspetto ' Nè giudice sever nè legge grave;
   Ma benigne accoglienze, ma complessi Licenziosi , ma parole sciolte D'ogni freno, ma risi, vezzi 3 giochi,
   Ma dolci baci, dolcemente impressi Ben mille e mille a mille e mille volte: E se potran contarsi, anco fien pochi (3).
   E altrove egli descrive le ansie e i gaudii delle notti beate trascorse con lei:
   0 più che il giorno a me lucida a chiara, Dolce, gioconda, avventurosa notte, Quanto men ti sperai, tanto più cara!. . .
   Benigna porta, che con sì sommesso E con sì basso suon mi fosti aperta, Che appena ti sentì chi t'era appresso!
   0 benedetta man ch'indi mi guidi; 0 cheti passi che mi andaste innanti; 0 camera che poi così m'affidi!
   0 complessi iterati, che con tanti Nodi t.ngeste i -fianchi. . .
   Deh! perchè son d'amor sì rari i frutti?-Deh! perchè del gioir sì breve è il tempo? . . .
   (1) Opere minori, I, 281 segg.
   (2) Ib. p. 203.
   (3) Op. cit. I. 297.