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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   208
   capitolo sesto.
   0 beata e dolcissima novella, 0 caro annunzio .... 0 cangiato in un punto viver mio .... Come dir qual nel cor aggio desìo? (1)
   Egli arriva; e l'innamorata giovine gl; s'abbandona e gode:
   0 notte a me più chiara e piò beata, Che i pili beati giorni ed % più chiari, Notte degna deprimi e da'più rari Ingegni esser non pur da me lodata.
   Tu delle gioie mie sola sei stata Fida ministra} tu tutti gli amari Della mia vita hai fatto dolci e cari, Resomi in braccio lui che mi ha legata.
   Sol mi mancò che non divenni allora La fortunata Alcmena: a cui stè tanto Più dell'usato a ritornar l'Aurora.
   Pur così bene io non potrò mai tanto Dir di te, notte candida, che ancora Dalla materia non sia vinto il canto (2).
   Così passa parecchio tempo ricco di gioie c di vcrs. : ora Collatino le vive dappresso a Venezia, ed ora la bella Anassilla (così ella si chiama, da Anasso, il Piave che scorre poco lungi da Collalto) va a starsene con lui sulle belle colline di Conegliano. Chc caro e dolce vivere, se l'amico smettesse i suoi furori di gloria e si contentasse di starsene adorato da Anassilla tra i fioi dc'campi, all'ombra delle convalli, sotto tanto sorriso di cielo!
   Deh ! lasciate, Signor, le maggior cure D'ir procacciando in questa età fiorita Con fatiche e periglio della vita Alti pregi, alti onori, alte venture.
   jE in questi colli, in queste alme e sicure Vali e campagne, dove Amor c'invita, Viviamo insieme vita alma e gradita, Fin che'l sol de'nostri occhi al fin s'oscure.
   Perchè tante fatiche e tanti stenti Fan la vita più dura, e tanti onori Restan per morte poi subito spenti.
   Qui coglieremo a tempo e rose e fiori, Ed. erbe e frutti, e con dolci concenti Canterem cogli augelli i nostr amori (3).
   Ma il mondo cominciava a mormorare probab-lmente di tanta intrinsichezza ; che importa? Anas\illa non e turba por le ciarle del mondo: ella è felice, e non le occorre di più. « La mia fiamma ??, anz « la mia febbre amorosa (4) r> (ella dice)
   io non la celo E non m. pento, anzi glorio e gioisco;
   (1) Son. 98 (ib. 11).
   (2) Son. 102 (ib. 1G42).
   (3) Son. 155 (ib. 1060).
   (4) Son. 156 (ib.)