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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   la lirica amorosa. 205
   Così, mentre nulla di rnen che puro troviamo nelle rime di Michelangelo Buo-narotti a Vittoria Colonna, qualcosa se ne trova in quelle dirette a lei da Galeazzo di Tarsia, che sciama:
   Con lei foss' io da che st parte a sole E non ci vedesse altri che le stelle Solo una notte, e mai non fosse V alba (1).
   E T. Tasso, di cui e tanto famoso l sonetto:
   Amore alma è del mondo, amore è mente, E in del per corso obbliquo il sole ei gira;
   nel quale è affermata la ragione divina dì amore, e che in altri sonetti si dichiara apertamente seguace dell'amor puro, platonico, come quando dice:
   Non regna brama in me cotanto ardita Cita così dubbia impresa erga mia speme-; E sebben la beltade altrui l'invita, La severa onestà poi la ritiene .
   Loda le vaghe membro., onde traluce Dell' interna bellezza un raggio ardente., Come per nube il sol puro e sottile,
   Ma non m'accese già la vaga luce Nel petto alcun pensici' lascivo e vile, . Che per me son d'amor le faci spente (2);
   T. Tasso sapeva poi a suo tempo invitare ardentemente la sua FilL agli amori terreni :
   Godiamo amando, e un dolce addente zelo Queste gioie notturne in noi rinnovo . . .
   Pera il mondo s rovini; a me non cale Se non di quel che più piace e diletta; Che se terra sarò} terra ancor fui (3);
   e metteva in fine n evidenza 1 intimo difetto di questa specie dx rapporti amorosi in un sonetto, nel quale, per bocca d'una donna, fa lamentare la dolorosa scissione dell' affetto tra il giacere e il pensiero; tra il marito e l'amante. Il sonetto è assai ben fatto; e lo riferiamo per 'utero.
   Vaglie colombe, che. giungendo i rostri, Sznza numero alcun doppiate i baci, E fate dolci guerre e dolc paci, Miri la donna mia gli affetti vostri :
   Coppia (dica) gentil, che fuor dimostri Come dentro d'amore, ardi e ti sfaci, E lusingando al tuo voler compiaci, Ojianto son men felici i desir nostri!
   (1) Gitiguené, Ilist. lift. d'It. IX, 267. Ma questi versi non sono nella canzone « A qual pietra somiglia » almeno nel testo dato dal P. I. XII, 1592, e delle altre edizioni da noi riscontrate. Nè sianiq riusciti a trovarli nelle altre liriche di Galeaz-so.
   (2) Opere, I, 729.
   (3) Opere, I, 705; e vedi anche il son, « yiviamo, amiamci. , » a P. 711,