la lirica amorosa.
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1533, benché pubblicate solo nel 1560. — Fu imitato dal suo compaesano Lod. Paterno.
Ma la palina della linea pastorale e pescatoria spetta, per giudizio de'migliori, a B. Baldi che pubblicava la sua raccolta a VeKfzia, nel 1590; e rinnovava la semplice eleganza e lo schietto sentire del Sannazaro.
Se non che la via lunga ci sospinge; e però non possiamo soffermarci a dar saggi di queste liriche idilliche, nelle quali il secolo tormentato dall' urto continuo di nuovi avvenimenti cercava momentanee distrazioni e riposo, I Petrarchisti ei aspettano.
Generalmente si crede chc la lirica del cinquecento const quasi tutta di imitazioni formab e sostanziali del canzoniere petrarchesco; e si corre, per rorma, a condannarla senza discussione, parendo ben certo non si possa pregiare una lirica, la quale si fondi sovra un sentimento fittizio e per giunta imitato.
Ma, prima di tutto, non è vero che petrarcheggiante sia tutta la lirica di questa età; e falsissimo è poi che sia mancato un sentimento reale ad inspirarla e ch'essa sia a riguardare come pura esercitazione stilistica.
.Nel cinquecento persistevano per gran parte quelle condizioni della famiglia ebe permettevano o costringevano a distinguere tra i rapporti doverosi materiali, e quelli liberi dello spirito; nel cinquecento la società scelta e più la letterata constava ancora per tre quarti di ecclesiastici di nome c di ecclesiastici di fatto ; ed è naturale quindi che i migliori fra loro partecipassero a quel sentimento che avea provocata la lirica del Petrarca e de' suoi precursori di Provenza ; com'era naturale che i mcn buoni o i più sanguigni, o i migliori stossi in certi momenti della loro vita, s'abbandonassero ad amori turpi ed innaturali.
Giova tuttavia notare che il sentimento amoroso de' Petrarchisti del cinquecento si viene sensibilmente scostando da quello del Petrarca e dei Provenzali; l'avvento della famiglia è vicino; altri rapporti amorosi, ben più convenienti a natura, si svolgono intorno a loro e fanno sentire la propria influenza; e come viceversa, pur cantando d'affetti famigliari, alcuni non sanno smettere il frasario platonico, così i poel platoncggianti non sanno sempre astenersi da imagini e frasi proprie dell'amor sessuale ed intiero.
I Petrarchisti del cinquecento non solo cantano una donna reale; ma questa, a differenza di Laura, si vede chiaramente, si agita e vive dinanzi al poeta, e variamente lo ispira. Ciò si nota un po' in tutti; ma evidentissimo ò nel primo di cui abbiamo a discorrere, nel Cariteo.
II Cariteo aveva moglie e figliuoli, una moglie ch'egli chiama
Baro esempio eli fede e d'onestade (1);
ma ciò non gli toglie di amare e di lodare pulitamente per ben dodici anni una nobile fanciulla, che andò poi sposa in Ispagna : e chc il poeta continua ancora por un anno a lodare e a rimpiangere. Il suo sentimento appare ben vero ne' suoi versi ineleganti talvolta, sempre però fluidi c naturai.; ma sa contenersi entro i limiti del più puro platonismo.
Eppure i desiderii non erano mancati:
Un anno è, Laura mia, che sei partita, E tredici che me da me togliesti; .Deh rendi col fulgor eie' vai celesti A Napol la sua face, a me la vita.
Io dissi mia, ma fu voce mentita, Ch'io non t'ebbi giammai, nè tu m'avesti:
(1) Son. 200 (P. I. XII, 37).