Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI ', U.A. Canello

   

Pagina (210/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (210/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   202 capitolo sesto.
   Questa sua serenità di mente e moderazione di desiderii egli la deve allo studio: lo studio
   fa che la ricchezza sì non ami Che di mia libertà per suo amor esca (1).
   Lo studio dell'antichità, riscontrata sulla vita contemporanea, lo ha fatto sapiente.
   § 2. — La urica amorosa.
   Toccato brevemente delle manifestazioni successive del sentimento religioso e morale, noi veniamo a discorrere dei modi diversi in cui i liriei del cinquecento hanno compreso e idoleggiato l'amore, eome elemento dissolutivo o compositivo della famiglia. Studicremo prima la liriea degli amori pastorali, dell'amor sehietto, sciolto da ogni vineolo del deeoro soeialc, nell'aperta campagna o sulle rive del mare, tra persone o eolla maschera di persone, su cui gli usi eivilì non hanno aneora fatto fioro guasti; verremo poi a studiare, in giusta antitesi all'amor pastorale, l'amore platonico nelle sembianze tutt'affatto speeiali sotto cui s presenta in questa età, che imita, ma imitando trasforma, il Petrarea; esamineremo in segi ito le live-lazioni schiette dell'amor libero, par di mezzo agl'impacci soeiali, tra persone libere e ehe si convengono, e convivono o mirano a convivere, senza speranza o desiderio di far sancire legalmente i loro rapporti; studieremo infine l'espressione lirica del sentimento amoroso dentro l'àmbito della famiglia legale, sia tra gli sposi, sia tra congiunti in generale; resterà ehe da ultimo studiamo quella troppo eelebre satira berniesca, ehe ha fatto la caricatura di tutti gh ideali or ora accennati, ed anzi ha scopertamente rimessi in on ore altri ideal1 brutali, tristo avanzo del passato: ideali che sopravvivevano aneora, specie nel primo terzo del secolo, in una certa elassc della soeietà italiana. Esaminato eosì sotto tutti i rispetti l'ideai dell'amore, ei rieseirà più facile raccoglierne un giusto concetto della realtà della vita, nella quale quegli ideali venivano rappresentati.
   L'egloga e l'idillio trovarono in questa età numerosi e anehe valorosi eultori. Grià il Sannazaro, fin dal principio del secolo o piuttosto sullo scoreio del seeolo anteriore, avea cantalo gli affetti innocenti e la vita beata dei pescatoli, intossendovi qualche allusione ai suoi re aragonesi; e dall'altro eapo d'Italia gli rispondeva eolle fredde sue egloghe pastorali Ant. Tibaldeo. L'Alamanni si serviva più tardi dell'egloga per ineornieiarvi i suoi pensieri e i suoi lamenti sulla servitù d'Italia e per esaltarvi il presunto liberatore, Franecseo I, rappresentato sotto il nome d'Admeto; mentre invece un vivo senso della vita campestre e degli innocenti suoi amori spira dalle egloghe di B. Tasso, ehe, amante sopratutto di paee e di affetto, e non trovandoli nei tumuli, del mondo, ricorreva eolla fantasia alla quiete dei eampi. E nella quiete dei campi, sulle rive del Tevere, metteva la scena de' suoi amori eolla Ninfa Tiberina Fr. Molza, ehe alla bella sdegnosa ricordava in elegantissime ottave la misera sorte di Euridiec, sorda troppo ai la- r menti di Aristeo.
   Ma i tre che meglio seppero vestire di rustiche e semplici vesti i loro sentimenti amorosi sono Gr. Muzio, B. Rota e B. Baldi.
   Del Muzio abbiamo ben einque libri di egloghe, nel primo de'quali leggiadramente adombra il proprio libero amore per la bella e famosa Tullia d'Aragona, mentre nel seeondo loda il marehesc Alfonso del Vasto e la moglie di lui Maria d'Aragona, e ne rappresenta l'affetto fedele.
   B. Rota napoletano trattò invece l'egloga pcscatoria, e si acquistò fra tutti posto onorevolissimo: abbiamo di lui quattordici egloghe, già composte verso il
   (1) Sat. 11.