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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO VII
   L'IDEALE DELLA VITA PRIVATA NELLA POESIA LIRICA (1).
   Dividiamo questo capitolo in due paragrafi; daremo nel primo qualche cenno sulla lirica religiosa è filosofica, dove si rispecchiano i sentimenti dell'età rispetto al mondo reale e trascendente; mentre nel secondo tratteremo delle vai età più importanti della lirica amorosa.
   § 1. — LA LIRICA RELIGIOSA E FILOSOFICA.
   Nè il movimento novatore e scettico del principio del secolo, nè la reazione religiosa e filosofica della seconda metà del cinquecento hanno ispirato liriche durature. Il sentimento non è il lato forte di quella età, la quale è specialmente o senso o pensiero; e dapprima distrugge l'antico, ridendo; e riedifica poi fiacca è svegliata.
   Le liriche religi >se, del resto, abbondano in questo secolo, come vedemmo abbondare i tentativi di epopea religiosa: ognuno de'nostri poeti, o in qualche istante di scoramento o negli ultimi giorni d'una turbinosa carriera, ritorna ai pensieri e ai sentimenti della prima sua infanzia, e detta liriche a Dio e alla Vergine, come prima ne avea dettate a qualche dio o qualche diva terrena. E, come è ben naturale, nella seconda metà del secolo questa produzione si fa più abbondante, senza che tuttavia possiamo dire ch'clla s. faccia migliore.
   Ecco una rapida rassegna delle meno insignificanti tra le liriche religiose di questa età.
   Il Canteo in volgare e li Sannazaro in volgare e in latino cantarono fin da'primi anni del secolo la Vergine e la natività di Cristo, e qualche lor santo patrono; e molte latte1' spiritual di quell'età dobbiamo al fiorentino Benivieni.
   A quel ravvivamento dell'idea religiosa, che ci g fa sentire verso il 1530 o poco prima, corrisponde un ravv ^amento anche della lirica religiosa. Cadono in questo momento le elegie spirituali (2) di L. Alamanni (1526), e i primi tentativi di B. Tasso e:1 trattare la cetra di David (1525); e gl'inni latini di Gir. Vida. E dal 1533 venne componendo Vittoria Colonna (3) i suoi dugentododici sonetti spirituali, in cui la pia donna sfoga la sua devozione al Sole divino, come in altri l'aveva sfogata al suo sole terreno già spento, il marchese di Pescara.
   È noto come l'ascetismo di Vittoria fosse sincero e profondo, e come intorno a lei si movesse una schiera di persone notevoli per scienza e pietà tutte intente
   (1) Ancbe per questo e per il seguente capitolo, quando nulla sia indicato in contrario, ci serviamo de' Parnaso italiano, volume XII, Venezia, Antonella, 1851, che citiamo con P. I.
   (2) Libro IV. delle citate Opere toscane.
   (3) Nata nel 1490 e morta nel 1547; era vedova fino dal 1525,