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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   196
   capitolo sesto.
   Al braccio destro dell' imperatore, il marchese del Vasto, illustratosi sotto Tunisi o in Ungheria, si rivolge Angelo di Costanzo e lo loda d'aver sottomesso l'Africa
   All' imperio di Cristo ed al Romano (1) ;
   e direttamente all' imperatore ài rivolgono invece il Minturno, per cantarne molto retoricamente la vittoria sotto Tunisi (2), e il Tansillo nel 1557 per spronarlo ad unirsi col Papa c coi Veneziani contro il Turco minacciante dalle coste di Dalmazia (3).
   Le lodi di Carlo V raggiunsero il colmo nel noto sonetto del Caro;
   Dopo tante onorate e sante imprese,
   in cui lo si spinge a portar l'aquila in oriente donde prima c venuta con Enea; c vinto così e sottomesso tutto il mondo, potrà rivolgersi a Dio umilmente dicendogli :
   Signor, quanto il sol vede è vostro e mio (4).
   L'abdicazione dell'imperatore e la vita contemplativa degli ultim suoi anni destarono in ispeeie la musa di B. Tasso, il quale già prima s' era esercitato a cantarne le lodi, ma più per il desiderio di riavere i beni proprii e quelli della moglie confiscatigli nel Regno, che per sentimento poli-.co. B. Tasso avea una tempera mite c presso che imbelle; c i suoi migliori canti politici sono tutti ispirati da un vivo e sentito desiderio di pace, della dolce pace. La pace egli domanda, con una lunga canzone (5), a Paolo III in viaggio per Provenza; e la pace egli implora in un bellissimo inno a Venere a cui, imitando Lucrezio, egli dice:
   Mentre, donna e reina Del terzo Ciel, che 'l tuo valor corregge Con amorosa legge, Ti spazii; i lumi inchina Al paese che l'Alpe e la marina
   Cinge intorno ed abbraccia.....
   Vedrai, che 'n ogni parte De Vinfelide Italia, in ogni loco, E col ferro e col foco Va 'l furibondo Marte
   Sì, che di tronche membra e fiamme sparte
   Ogni riva, ogni colle, Ogni selva, ogni valle, ogni campagna: C'arca ed arsa si lagna; E col volto ognor molle La voce del suo duolo al cielo estolle.
   Tv, dea, del lor cordoglio Fatta pietosa, homai porgi la mano; E al tuo amante insano Togli l'ira e l'orgoglio: Che benché crudo, e pili duro che scoglio
   (1) Son. 3, e cfr. son. 17 (ib., 2280 2285;.
   (2) P. I., XII, 2220-30.
   (3) Ib., 2182-4.
   (4) lb., 2170.
   (5) Op, cit., p. 113,