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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   la lirica ghibellina.
   193
   Quel dì, signor, che voi poneste il piede Di qua dall' Alpi in sì felice stella, Empieste di speranza Italia bella, Tanta ha ciascun nel sangue vostro fede.
   Mirate or qual di noi fa amare prede L'aquila ingorda a voi sempre rubella. . . Ma voi l'ale troncate a quella dira . . (1).
   Colla metà del secolo finiscono o quasi i rimpianl e le speranze dell' indipendenza. Percliè questo sentimento i manifest di nuovo con una certa solennità bisogna venire al Filicaja.
   § 2. — LA LIRICA GHIBELLINA.
   L'ideale dell'impero rinnovato ha, per gl'Italiani del cinquecento, il suo correlativo .mmancabile nell' altro della guerra di tutta Europa cristiana contro la minacciosa mezzaluna. I Ghibellini più foconi s contentano di spingere su questa via il solo Impero, vale a dire (imperante Carlo Y), Italia, Germania e Spagna; i meno focosi, quelli animati piuttosto dal sentimento religioso che dal politico, vogliono che il papa c l'imperatore facciano la pace anche con Francia, e che s. r-.movino i tempi del Buglione o quelli di Carlomagno; altri, infine, più miti o parlano vagamente    Abbiamo veduto come non poche voci di poet si levassero a deplorare i nuovi ordinamenti politici di Carlo V, in ispccie a Firenze. Non mancarono tuttavia neppur in lirenze stessa quelb. che, osservata la nuova creatone, a somiglianza del Jehova ebraico, trovarono tutto esser ottimo. Abbiamo, infatti, un sonetto di B. Yarchi, in cui egli impreca allo Strozzi chc, alla testa degli esuli e d'una mano di soldati francesi tentava nel 1537 di cacciar Cosimo da Firenze. Li soldati di Cosimo egli dice:
   Oggi per voi, forti guerrìer, si mostri> Che l'italico ardir, se 'l ver si crede, Alla voglia del ciel gran tempo cede, Non alla possa di sì crudi mostri . . .
   Che stranie genti in che dolci paesi Trasse dapprima, lasso, e tragge ognora La rabbia nostra, e l'empia fame loro! (3).
   E quando un altro Strozza, parecchi anni dopo, chiamava di nuovo i Francesi per difendere la libertà di Siena contro Cosimo ajutato dagli Spagnuoli, una voce, che ben dovette essere disinteressata , s leva da Venezia a deplorare la nuova chiamata di straE.eri, e prelude al Filicaja:
   Mentre, misera Italia, in te divisa, Da strane genti ogni soccorso attendi,
   (1) Son. 39 (ib.). Cfr. anche la cannone « Signor, che per altissimo destino », diretta, come sembra, al card. Alessandro.
   (2) Vedi F. Fiorentino, B. Telesìo ecc., Firenze, 1872, voi. I, p. 64 setrg.
   (3) Son. 3 (P. I., XII, 2176).
   Caneli.o. 25