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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   192
   capitolo vii.
   /Signor, ch'in verde e giovanetta etade Italia neghittosa a i prim pregi Chiamate spesso . . .
   Non lassate, signor, la bella impresa, Però che non fu mai siccome or presta Italia a rinnovar gli antichi esempi (1).
   Mentre .1 gran wa&m 2' le reliquie sparte D'Italia aduna, e del suo stato geme, E pieno l'alma d'un bel sdegno im.eme tSo èva or questa ed or quell'altra parte . . .
   Perchè 'l feroce Ibero e l'empio Meno Contra iil Tever e l'Arno al ix le corna, Ed ogni fera immansueta gente,
   Vostro valor perciò non venga meno, Che 'l del per far nostra virtoriii adorna Per breve spazio a tal furor consente (3).
   Notissima è poi la canzone di Annibal Caro n lode della real casa di Francia, scritta nel 1553 (4) ad stanza del cardinale Alessandro Farnese; ma la sua celebrità è dovuta ben altro che al valore poetico; essa si rivela apertamente per ciò che è : opera di commiss. me.
   Più notevoli sono invece alcuni sonetti e una canzone di Grandolfo Porr io (5), addetto anch' esso, come il Molza, ai servigi del cardinale Alessandro Farnese. Egli canta speo almente le lod di Ottavi ), il contrastato successore di Pier Lu'gi nel ducato di Parma e Piacenza. Ottavio era stato utile non poco a Carlo V nella guerra contro i collegati di Smalcalda; e ne aveva avute 'n premio la mano della bastarda impei ale Margherita, vedova di Alessandro de' Medici. Ma quando Pier Luig fu ucc so dai congiurai , che operavano d'accordo con Carlo V e con Ferrante Gonzaga governatore di Milano, Ottavio si vide contrastati i possessi patera'. ch'egli dovette difendere e contro il nuovo Papa e contro l'imperatore.
   Il nostro Porrino loda in t ù sonetti Ottavio del soccorso dato alla buona causa in Germania; e 'ista poi l'ingratitudine di Carlo, esclama?
   Mentre, a la fuga con eterno scorno Del profondo Danubio in su la riva Carlo pensando, alto dolor sentiva, Giungeste voi col fior d'Italia intorno.
   E se quel spaventoso, orr\ bil giorno Il vostro almo valor non lo copriva, Ei sa ben che 'l nemico aspro sen giva \ D'ogv/' sua glorie e del suo nome adorno . . „
   Or se di ciò non ha memoria alcuna, Dir si può ben per voi: secolo ingr ato, Ho servito a tiranno avaro ed emp o (G'
   Egli esulta di vederlo tornare in Italia a difenderla dall'aquila rapace:
   (1) Son. 160 (P. L, XlL 827u
   (2) L'avo Paolo III che proseguiva l'opera di Alessandro VI e di Giulio II.
   (3) Son. 101 (P. I., XV, 828). E si vegga anche la canzone « Neil'apparir del giorno » a pagina 893-5.
   (4) Ginguené, IX,315, la dice composta invece nel J545.
   (5) Modenese, fioriva verso il 1550.
   (6) Son. 38 (P. I., XII, 1487).