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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   190 capitolo sesto.
   Ahi di soverchio aver soverchia sete Non vi possa condur dal dritto fuor e . L'honor porti oro, ma non l'oro honore (1).
   E nella dodicesima, dopo aver rinfacciate le colpe a tutti i principi d'Europa e n particolare a quo' d'Italia, egli dice a Firenze:
   Et tu, Fiorenza bella, ond'hoggi suona Si lunge il grido, ma non forse quale Brama chi teco ogni hor piange et ragiona;
   Batti sicura homai, batti pur Vale Dietro a chi folle ti conduce in loco Onde tornar nè calcitrar non vale.
   Tu stessa accendi, e non t'accorgi, il foco, Che strugge in te non pur la libertacte Ma 'l corpo, i figli, et l'alma a poco a poco . . .
   Svegliati, o pigra; che la tua salute In altro sta, che 'n tesser drappo o lana, Onde 'l nome et le forze hor hai perduta . . .
   Apri quel tempio, et non t'inganni l'uso, Già tanto ornato dell'antico Marte, Et stia l'arte, il mercato, e'I cambio chiuso.
   Volgi le antiche et le moderne carte, E 'ntenderai che, senza 'l ferro, l'oro Serva è ricchezza, che 'n un giorno parte (2).
   Parole degne di Dante e del Machiavelli!
   Intonazione più \ le dell' Alamanni ha per norma il Guitticcioni, a cui non malamente s'accompagna una donna, Laura Terracina.
   Monsignor Gruidicc. ini (3), governatore per il Papa di Romagna, e ambasciatore a Carlo V, avea avuto occas me di conoscere e commiserare le miserie d'Ita. a nelle sue nuove condizioni; e sfogò i suoi sentimenti in alcuni sonetti ( retti all'amico Buonviso. Egli ora ne piange la decadenza poi ;a; ora tenta animarla a risorgere; ora inveisce contro l'aquila imperiale che, invece di offendere i nemici della rel\ one, fa strazio d'Italia.
   Questa che tanti secoli già stese Sì lungi il braccio del felice impero . . .
   Giace vii serva; e di cotante offese, Che sostien dal Tedesco e dall'Tb^ro Non spera il fin: che idarno Marco e Piero (4) Chiama al suo scampo ed a' le sue difese (5).
   Dal pigro e grave sonno, ove sepolta Sei già tant'anni, ornai sorgi e respira, E c sdegnosa le tue piaghe mira, Ital a mia, non men serva\ che stolta.
   La bella l'bertà, ch'altri t'ha tolta, Per tuo non sano oprar, cerca e sospira;
   (1) L. Alamanni, Opere toscane-, Lione, 1532; I, 364-G.
   (2) Op. Cit., I, p 414-5.
   (3) Lucchese, nato nel 1500 e morto nel 1541
   (4) Venezia e Roma,
   (5) So.n. 4. (P. I., XII, 560).