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capitolo sesto.
speranze destate, fuggire senza pur tentare resistenza, dinanzi a Cario VIII, e andarsi a nascondere in un convento di Sicilia, egli disdisse le lodi e imprecò:
0 di vera virtù gran tempo albergo, Alma stimata e posta fra gli dei ; Or cieco abisso di vizi empi e rei, Ove, pensando sol, m'adombro e mergo:
Il nome tuo da quante carte vergo Sbandito sia, che più ch'io non vorre' È per me noto ; ond'or da' versi miei Le macchie lavo, e il dir pulisco e tergo.
Da' tuoi chiari trionfi altro volume Ordii credea; ma per tua colpa or manca: Ch'augcl notturno sempre abborre il lume.
Dunque n'andrai tutta assetata e stanca A ber l'obblio dell'infelice fiume, E rimarrà la carta illesa e bianca (1).
Ripose poi le sue speranze nel successore ; e quando il buon Federigo , tradito dal parente di Spagna, esulò in Francia, ei gli fece compagno; e soavissimamente disse addio alla sua Napoli cara (2).
Da Firenze Pietro de' Ricci (P. Crinitus), all'appressarsi degl: stranieri, pianse sulle cause vecchie del male imminente:
Irrepwt altum virus animis Ital/àm
Ac pervagatur latius.
Vides ni fandis ut trahuntur odiis
Plerique thuscorum duces:
Et dum vicissim jluctuantes dimicant,
Bacchantur in caedem suam.
Sed interim Carolus ad urbis meenia
Cum copiis victor agitur ;
Audaxque monstrat militi JRomam suo
Et comminatur patribus . . .
0 prisca virtus, o Senatus Romuli! . . .
Poenam rependet innocens Neapolis
Virtutis immemor suae:
Et occidet Aragonice clarum decus;
Sic Mars cruentus impera,tf
Qui nunc feroces Gallice tur mas fovet,
Eidens inertes Italos (3).
Gli parve più tardi che il mal presagio fosse per isperdersi, quando i Francesi a stento poterono passare il Taro e ridurs oltre l'Alpi e più quando furono disfatti al Gar ^linno; ed eg cantò le lodi del marchese Francesco Gonzaga comandante d collegati italiani a Fornovo, e il grande Gonzalvo (4).
Da Ferrara il Ti Caldeo paragona melancon :amente la d ,eesa di Carlo VIII a quella di Annibale; ricorda la difesa de'Romani; e addita, coli'Ariosto, la causa fondamentale del danno presente:
(1) [. Sannazaro, Le opere volgari, Padova, 1771; p. 3S2.
(2) I. Sannazarii, Opera omnia latine scripta, Venetiis, 1570, Ca. 7 a v. ; e P. I., XII,
(3) Petri Criniti, Opera; p. 538. Cfr. Carducci, op. cit., p. 84-85,
(4) OP- cit., p. 441, 554.