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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   186
   capitolo sesto.
   speranze destate, fuggire senza pur tentare resistenza, dinanzi a Cario VIII, e andarsi a nascondere in un convento di Sicilia, egli disdisse le lodi e imprecò:
   0 di vera virtù gran tempo albergo, Alma stimata e posta fra gli dei ; Or cieco abisso di vizi empi e rei, Ove, pensando sol, m'adombro e mergo:
   Il nome tuo da quante carte vergo Sbandito sia, che più ch'io non vorre' È per me noto ; ond'or da' versi miei Le macchie lavo, e il dir pulisco e tergo.
   Da' tuoi chiari trionfi altro volume Ordii credea; ma per tua colpa or manca: Ch'augcl notturno sempre abborre il lume.
   Dunque n'andrai tutta assetata e stanca A ber l'obblio dell'infelice fiume, E rimarrà la carta illesa e bianca (1).
   Ripose poi le sue speranze nel successore ; e quando il buon Federigo , tradito dal parente di Spagna, esulò in Francia, ei gli fece compagno; e soavissimamente disse addio alla sua Napoli cara (2).
   Da Firenze Pietro de' Ricci (P. Crinitus), all'appressarsi degl: stranieri, pianse sulle cause vecchie del male imminente:
   Irrepwt altum virus animis Ital/àm
   Ac pervagatur latius.
   Vides ni fandis ut trahuntur odiis
   Plerique thuscorum duces:
   Et dum vicissim jluctuantes dimicant,
   Bacchantur in caedem suam.
   Sed interim Carolus ad urbis meenia
   Cum copiis victor agitur ;
   Audaxque monstrat militi JRomam suo
   Et comminatur patribus . . .
   0 prisca virtus, o Senatus Romuli! . . .
   Poenam rependet innocens Neapolis
   Virtutis immemor suae:
   Et occidet Aragonice clarum decus;
   Sic Mars cruentus impera,tf
   Qui nunc feroces Gallice tur mas fovet,
   Eidens inertes Italos (3).
   Gli parve più tardi che il mal presagio fosse per isperdersi, quando i Francesi a stento poterono passare il Taro e ridurs oltre l'Alpi e più quando furono disfatti al Gar ^linno; ed eg cantò le lodi del marchese Francesco Gonzaga comandante d collegati italiani a Fornovo, e il grande Gonzalvo (4).
   Da Ferrara il Ti Caldeo paragona melancon :amente la d ,eesa di Carlo VIII a quella di Annibale; ricorda la difesa de'Romani; e addita, coli'Ariosto, la causa fondamentale del danno presente:
   (1) [. Sannazaro, Le opere volgari, Padova, 1771; p. 3S2.
   (2) I. Sannazarii, Opera omnia latine scripta, Venetiis, 1570, Ca. 7 a v. ; e P. I., XII,
   (3) Petri Criniti, Opera; p. 538. Cfr. Carducci, op. cit., p. 84-85,
   (4) OP- cit., p. 441, 554.