le novelle.
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Scende le scale ; e inanzi che'l pie metta India stuffa e'I culo in sul destriero, Ritorna in sala e dica piano et lento, Vo confessarmi a poi far testamento.
Ma cotesto umorismo da taverna non potea trovar troppo buona accoglienza tra una società clic leggeva il Pulci, il Bojardo rifatto dal Berni o anobe lo Mac-caronee del Folengo.
Ricordiamo ancora tra i romanzi satiiici di questa età il Bertoldo, La Vita di Mecenate, e YAsino d'Oro.
Il villano bistrattato dalla satira del Folengo nell' Orlandino e nel Baldo trovò il suo vindice in Giulio Cesare Dolla Croce bolognese, chc, raffazzonando un libro popolare, venutoci d'Oriente, scrisso il sito Bertoldo, in cui narra dcl-l'accortczza di cotesto contadino, alla corte e tra i cortigiari di re Alboino in Verona (1).
E mentre la satira generale de' costumi era fatta con molta grazia di stile dal Firenzuola nel suo rimaneggiamento dell'Asilo d'Oro d'Apuleio (7cn. 1550), C. Caporab (2) spaziava per il campo della critica letteraria e de'letterati nella piacevolissima Vita di Mecenate, in dieci capito1. ; ciò ch'egli faceva anche in alcune sue novelle in versi col titolo: Le esequie di Mecenate, Viaggio al Parnaso, e Avvisi di Parnaso.
§ 6. — LE NOVELLE (3).
Nessun secolo della nostra letteratura può vantare una serie così svariata e così ricca di novellieri come il cinquecento ; come nessun secolo è ricco al pari del cinquecento di poesia narrativa e di storiografia. E notevole è pure che come i sonimi tra i nostri poeti epici del cinquecento appartengono all'Italia superiore, alla stessa regione appartengano anche i più notevoli tra i novellieri. La regione del Po fu la più disputata dall'armi c dalle ambizioni dei potenti d'allora; qui ci fu più sviluppo di vita reale, pubblica e privata; e qui ci furono più poemi e romanzi e novelle, che la rappresentarono.
Noi non possiamo in questo libro rendere un conto esatto di tutti i novellieri del cinquecento: e però ci contenteremo di fare una rapida rassegna dei meno notevoli, per soffermarci un poco a due maggiori, il Bandello c il Giraldi, che hanno anche un importante contenuto ideale.
Apre la serio il Morlino con ottantuna novelle sconcissime, che ricordano le Facetice del Poggio, e come le Facetùe sono scritte in latino (Napoli 1520).
La licenziuS'.tà, benché alquanto attenuata, pompeggia anche nelle dieci novelle di Angiolo Firenzuola, di cui otto uscivano a Firenze nel 1548; c due ivi stesso più tardi.
Nel 1550 usciva a cnezia la prima parte delle Piacevoli Notti dello Strapparla, e due anni dopo la seconda: settantaquattro novelle in tutto, che in parte riproducono in un negletto italiano le storielle latine del Morlino c in parte sono attinte a fonti orientali, che i marinai di Venezia recavano o scritte o a memoria nella loro patria, fantastica e lasciva quasi come l'oriente.
Ma a questa serie di novellieri lascivi e sboccati il cinquecento può opporne un'altra di' tali che sanno congiungere l'interesse del racconto con un concotto fondamentalmente buono, il qual domina la materia talvolta brutale e lasciva.
(1) Vedi Dnnlop-Liebrec.ht, Gescli. der Prosa-dicht.; p. 328; e 0. Guerrini, La vita e le opere di G. C. Croce, Bologna, 1879. La più antica edizione che il G. conosca del Bertoldo è del 1611 (p. 300) ; ma la composizione parrebbe cadere sulla fine del cinquecento.
(2) Nato a Perugia nel 1531, morto nel 1001 a Castiglione.
(3) Ginguenè, Hist. lift. d'Italie, Vili, 420 e segg. - Dunlop-Liebrecht, Gesch. der Prosa-dicht., p. 272 e segg. — L. Settembrini, Lez, di lett. ital. : lez. L, 11.