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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   17
   CAPITOLO sesto.
   temporanei del Folengo; cliè altrimenti non si capirebbe clxe egli, lodatore di casa d'Este, mettesse il suo Baldo alla pari non solo con Achille, Ettore, Teseo, Orlando e Rinaldo, ma benanco con Ferrante Gonzaga e Ruggero capostipite degli Estensi (1).
   Il poeta vede in Baldo l'eroe del suo cuore; e quando ne narra la fi ^.i da Mantova, mentre tutti i cittadini lo perseguono, egli soggiunge:
   Non adsunt contra Baldum bis quinque fameja,) Quce sub Bordello Mirtem exercere solebant. Agnelli, Abbates, Capriani gensque Folknga.
   (C. XI, ca. 97).
   E cln non sente in tutto il romanzo le simpatie del poeta per l'eroico Baldo, la cu: lunga prigionia stessa ricorda probabilmente la clausura conventuale del giovine Folengo, e la cui animosità contro le superstizioni e l'inferno, ben rispondono all'animosità filosofica e morale dell' antico allievo del Pomponazzi, domato un poco dalla cocolla, e poi più fortemente ribelle? Noi, mentre in Cingar, beffatore degli stupidi villani, vediamo un ultimo e splendido riflesso di Renard accorto persecutore dello stupido lupo e degli alt ri animali inferiori, in Baldo troviamo in parte quell'ordine stesso di aspirazioni o di fatti che vediamo nel Goetz da Berlichingen del Goethe, nell'intrepido sostenitore dei dnitti individuali contro le violenze legali della società costituita sull arbitrio e sull'assurdo.
   Ma Baldo è anche qualche cosa di più: egl: non solo difende i propri diritti individuali, sprezzando le leggi e i inagistrat ridicoli di O'pada e di Mantova; egli è anche espressamente l'eroe della ragione.
   Rationis campio Jìps!
   gli dice .1 padre morente, ed egi. fido alla voce paterna e alla sana sua natura di ribelle ad un ordine male costiti to, va e debella tutto l'irrazionale, perfino quello che cauto e terribile Si ricoverava nel seno dell'abisso.
   Noi tuttavia non vogliamo negare che di tratto in tratto il poeta non ami sbizzarrirsi anche con Baldo, e non lanci qualche frizzo più o meno velato, che accenni a rovesciare tutto il proprio edificio. Così in quel luogo or ora citato, in cui Guido dà al figliuolo la solenne missione di difendere la dea Ragione,
   Rationis campio fies Iustitioe, jide', patria . . .
   e di che altro? tabolceque rotunclce.! si soggiunge; e tu non sai ben distinguere se la frase accenni alle usanze dei cavai,eri, o ai godimenti epicure della mensa il società.
   E di Sordello, ch'egli dipinge sempre con grande serietà, e che motte tra i primi eroi, il poeta dice in un luogo:
   (1) Canto XV1I1, c. 157. — E che noi ci siamo apposti al vero nello spiegare il senso Canto o quanto riposto della conclusione del Baldo, risulta anche da un luogo del Filosofo di P. Aretino, Qui lo Sfratato conta ai compagni d'aver assistito ai giuochi di un ciurmadore, il quale a chi dava un baiocco faceva vedere il Diavoio. Anch'egli, lo Sfratato, era stato curioso divedere il Diavolo in faccia, e a furia di gomiti si era spinto innanzi. « Intanto il cappellaccio piglia una borsa a due ripostigli, et apertone » uno dice ai popoli: guardate qui entro, vedete niente? e rispondendo di no, replica: guardateci bene; » et affermando essi il medesimo, grida: ino ponete mente ciò che vi pare che sia ne 1'altro I e vocife-» rando tutti, ei non c' ó nigotta, disse: questo non ci esser un bagaro é il diavolo ... ». (Aito IV, scena ultima).