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capitolo iii.
§ 5. — IL ROMANZO SATIRICO (1).
D'accanto ad Achille, Tersite; d'accanto a Giove, Momo; d'accanto ai nostri romanzi poetici in cui H ideale dell' amore e della prodezza por amore è rappresentato qua e là eon esagerazione o con fredda retorica, eeco mostrars; il romanzo satirico, che ride o vuol far ridere degli ideali religiosi, pastorali e cavallereschi;
0 in generale Si spassa sulle debolezze e sui difetti della vita eontemporanca.
Tra gh autori di questa specie di romanzi il primo luogo spetta senz' altro a Teofilo Folengo (2), spirito bÌ2;zarro e disordinato, ma acuto e coraggioso slida-tore di tutti gl' impacci che la vita e 1' arte opponevano al libero esplieamento della sua strana natura d'uomo e di poeta.
I poeti del suo tempo capitanati dal Sannazaro Si scioglievano in tenerezze amorose per le figlie de' campi; e la vita de' campi dipingevano coi colori adoperati da altri per dipingere l'età dell' oro; e il Folengo mette fuori la Zanito-nella, eh'è una specie di romanzo rusticale in elegie ed egloghe maccaroniche, in cui Tonello comincia a dire della sua Giovannina
Bocca Zoanninae cum grignat, grignat Apollo . . . Bocca Zoanninae cum spudat, balsama spudai,
e dopo aver narrate le smanie per la crudeltà di lei, e le furie gelose, e le ubriacature per stordirsi e scordarla, e le baruffe per disputarla a un r< rale, finisce col guarire della umiliante passione e eoi dire alla bella:
Veronesa suam ,am vaccata, prendat Arena, Quam vix quattrino turba rognosa paghet.
E in tutta la eomposizione il poeta contrappone alla violenza ed elevazione dei sentimenti di Tonello 1' umile e bestiale realtà della vita mezzo alla quale egli si muove: antitesi eh'ò a meraviglia secondata dal linguaggio maccheronico, in cui la frase e il ritmo eletto del latino s'intoppano ad ogni passo colla frase e colla voee del volgar mantovano o altro somigliante.
Dall'Orlandino (3), opera buttata giù in tre meoi per amore di vendetta eon-tro il super ore del eonvento dal quale Toofilo era fuggito (4), sotto le apparenze di fare una caricatura satiriea dei cavalieri, dei qua! si narrano le buffe g' >stre a Pari;.., s fa invece una sat 'a sanguinosa, ma inefficace perchè esagerata, de costumi de' preti e de' frati, n ispeeie d'un prior Gritfarrosto, e si diee insieme tutto il male pensabile de' villani, ehe sono come 1' elemento eomplementarc del frate. Seeondo il Folengo,
esser al villan crudo e severo Altro non è se non bontà e clemenza.
(C. v, st. 55).
1 villani, infatti, non sono uomini, ma qualeosa di meno d'una bestia.
(1) L. Settembrini, Lez. di lett. itat. ; lez. XLVII. — F. De Sanctis, Storia della letteratura ital.; capo XIV.
(2) Nato a Cipada, presso Mantova, nel 1491 ; e morto a Campese, presso Bassano, nel 15-14.
(3) Orlandino, di Limerno Pitocco; Londra-Parigi, 1773. L'ed. principe 6 del 1526.
(4) In line del romanzetto sta scritto; « Monsibus istud opus tribus indignatio fecit ».