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UAl'ITOLO V.
Ma mentre, come vedremo, il cinquecento è assai riceo di liriche e di drammi pastorali, esso scarseggia inveee di poesie pastorali narrative ; ed ha solo il vanto, d'altronde non piccolo, d'aver dato all'Europa 1 primo modello di questo genere di romanzi.
Questo modello è l'Arcadia del Sannazaro, scritta negli ultimi anni del secolo decimoquinto, e pubblicata in parte già nel 1501 e 1503 a Venezia e integralmente nel 1504 a Napoli (1). L'Arcadia non è veramente un romanzo, poiché non narra una determinata azione: essa consta di dodici prose e di dodici egloghe poetiche, con in fondo un epilogo d'addio alla zampogna pastorale. Sarebbe stato egualmente improprio mettere l'Arcadia fra i componimenti pastoral iri*: essa ò qualcosa di nuovo e abbastanza informe, chc i nostri moderni direbbero, per salvar tutto, un bozzetto. L' autore vi accenna una propria storia di amore infelice, per liberarsi dal quale si. rifugia in Arcadia, studia ed espone i costumi, gli amon, la religione e le superstizioni di questo paese; e tornato poi prodigiosamente per vie sotterranee sulle rive del Scbòto, sente esser morta la sua Filli crudele, per la quale era partito, c che sperava di trovare piti mite al ritorno. La piange e si propone di non eomporre altri versi
L' ns'.eme del componimento deriva, come si vede, da più fonti : fonti remotissime, le egloghe di Teocrito e di Virgilio, che egli imita talvolta nelle sue; font' più prossime la Vita nuova dell'Alighieri e l'Amato del Boccaccio. Fonte pross* niissmia poi la realtà stossa della vita del Sannazaro, che sospirò veramente invano per Carmosina Bonifaeia, presa ad amare in sugli otto ann' , e che per guarire della forte passione pare migrasse in Franeia.
Ciò ehe accresce 1* interesse dell' Arcadia sono le allusioni alle tristi sor' . del regno invaso dai Francos* e dagl' Spagnuol: fi i. vede che l'autore prese qua»i a trasformare il suo bozzetto amoroso in un bozzetto politico, e a mettere tra i mot' n del suo pellegrinaggio in Arcadia anche il dolore per le conc zioni della patria. Cosi l'autore, che prima migrava dalla patr'j, per amore, migrò poi per nobilmente dividere le sorti del suo re Fede: co, tradito dai congiunt rcgaM di Spagna.
Alletta nell'Arcadia anche la forma, che se qua e là sente d'ammanierato e talvolta anche di forzato nelle ^oei e nel costrutto, ò per lo più elegante, facile e fluidissima, sebbene di metro difiìei iss^mo come la terzina a rime sdruec.ole, o con rima al mezzo (2). — Piacciono anche alcune sentenze o nuove o nuovamente dette, come questa:
? _ Nell'onde solca e nelle arene semina
E'I vago vento spera in reta accogliere, Chi sue speranze fonda in cor di f'emina.
(Egl. vili).
Ali 'Arcadia del Sannazaro s'inspirarono lo spagnuolo Montemayor nella sua Duma, sulla quale poi modellò il Cervantes la 6falatea. Il D'Urfé imitò tutti questi e aggiunse notevolmente del suo mll'Astrae (1310-1620).
Ma se gli Italiani lasciarono che gii stranieri svolgessero ed allargassero la idea del romanzo pastorale appena accennata nell'Arcadia, spetta a loro il merito
(1) Dal libro del prof. Torraca apprendiamo esistere un ms dell'Arcadia, defic rnte però delle due ultime liriche e due ultime prose, che risaie al 1489.
(2) Armonioso ed onomatopeico è spesso il verso; ne citiamo per prova uno dell'egloga nona:
l'aura mobile Ti freme tra le fronde, e'I fumé mormora;
che ricorda il foscoliano
Ch'or con dimesse frondi va fremendo.