saggi di epopee sulla natura.
159
rivelarcene quindi il valore relativo c universale. Al Vida, insomma, più ancora che al Sannazaro, manca l'ispirazione: quell'ispirazione chc tre secoli dopo facea scrivere al Klopstoek la Mcssiade, riflesso fantasmagorico di tutte le aspirazioni trascendenti e sentimentali della scuola rinnovatrice capitanata da G. G. Rousseau.
Dopo i due saggi, clic per quel tempo parvero mirabili, del Sannazaro e del Vida, e dopo i dieci canti dell' Umanità del figlio di Dio, opera del convertito Folengo (1533), nessun altro osò più trattare direttamente l'arduo argomento; e la pietà religiosa, che coll'avanzare del secolo si faceva sempre meno razionale, si compiacque piuttosto della vita meravigliosa di qualche santo particolare, che non di quella del grande redentore.
E così avemmo nel 1537 (Venezia) i tre libri della Mariados di Cesare Delfino ; e nel 1542 (Basilea) gli altri tre De divo Joanne Battista di Scipione Capece; verso il 1553, poco prima di morire, il Fracastoro imprende a narrare in facili ed eleganti esametri la storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe (Joseph) e la conduce fino al secondo libro; e nel 1571 il padre Francesco Mauro pubblica a Firenze la sua Francisciade. Nello stesso frattempo il Tansillo veniva preparando la sua celebrata epopea sulle Lagrime di S. Pietro, chc, incompiuta, usciva nel 1585 ; 1 Valvasone poi pubblicava nel 1580 (Venezia) le sue Lagrime di Maria Maddalena ; ed altri cantavano le lagrime di altri santi e convertiti: tutta la età si pentiva e lagrimava delle colpe proprie e di quelle de' padri, e cercava nei penitenti eroici i propri modelli e conforti.
Anche la grande ed eterna lotta fra il bene ed .1 male, simboleggiata dal n ito biblico della ribellione e disfatta del superbo Lucifero trovò nell'Italia del cinquecento cadente suoi poeti, i quali tuttavia, sìa per il sentimento e sia per l'intellezione dell'importanza del soggette, neppur lontanamente s possono paragonare a Giovanni Milton, benché a buon diritto vengano ricorclat' fra i suoi precursori. Un Antonio Alfani da Palermo stampò nel 1508 La Battaglia celeste tra Michele e Lucifero ; Amicio Agnifilo, d'Aquila, scriveva verso 1 1580 II caso d Lucifero in ottava rima; e nel 1591 uscivano a Venezia i tre canti in ottava rima dell' An-geleida di Erasmo da Valvasone.
Ricordiamo infine tra i romanzi devoti il rifacimento n ottava rima del Guerrino il Meschino, opera della convertita TulLa d'Aragona (Venoz a 1560).
§ 2. — Saggi di epopee sulla natura (1).
Come al cinquecento ò mancata un'epopea religiosa, così è mancata un'epopea della natura. Ne il sentimento religioso trascendente, nò il sentimento di connessione, di dipendenza o di superiorità di fronte alla Natura, sostituita a Dio, furono così forti e profondi da ispirare qualche durevole creazione poetica. E si noti : il poema di Lucrezio sulla natura fu bensì studiato, e spesso, ne; sngoli luoghi, imitato dai cinquecentisti; ma nessuno osò o trovò opportuno di darne una compiuta traduzione, che ne accomunasse le idee anche alla folla. S'ebbero bensì due traduzioni delle Georgiche virgiliane, una di Antonio Negrisioli (Venezia 1543) e l'altra di B. Daniello (Venezia 1545), tutte e due in vers sciolti.
Ma se è mancata al cinquecento una grande epopea della natura, non sono mancati notevoli saggi, nei quali trovò la sua ospress1 me una simpatia iniziale e superficiale dell'uomo per il gran mondo animato e inanimato che lo circonda. Questi saggi hanno quasi tutti la pesante forma didattica o sono disposti a modo di moralizzazioni, che dallo spettacolo della natura l'uomo r, rac per sè stesso; e mentre questi ultimi s riconnettono assai da presso coi saggi di epopea religiosa e volentieri si trattengono nelle regior i del soprannaturale, i primi s'accostano nella
(1) Ginguené, Hist.. lett. d'Italie; IX, cap. 35.