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capitolo iii.
proporzioni del poema dal quale lo lia staccato; e quelle due stesse figure ch'egli ha meglio studiato ed amato, non risultano logiche e compiute. Cosi Maria, per la quale
nitenti matris ab alvo Protinus inconcussum, et incluctabile votum Verginitas fuit una,
(Lib. i, v. 159-61).
non si capisce per qual ragione abbia preso marito. Spettava al poeta di togliere o almeno velare questa contraddizione intrinseca della narrazione evangelica, se non volca darci una persona contradditoria, cioè pooi/camente nulla. E Giuseppe, che più volte è figura dignitosa e venerabile, tal altra rasenta il ridicolo, in ispeeie là dove si lascia prevenire dal a bos » e dall' u ascllus » nel prestare le prime cure e il primo culto al divino neonato. Solo dopo che il poeta lia speso trentadue esametri per il bue e l'asinelio, egli soggiunge:
Vocibus interea sensim puerilibus heros Excitus somnum expulerat noctemque fugarat Ex oc idis ;
(Lib. iì, v. 409-11).
la quale è tutt'oltro che figura da heros !
Il gran quadro della vita complessiva di Cristo e dell'umana redenzione, che l'idillico Sannazaro aveva a bella posta schivato, non ispaventò l'ingegno pur mite di Gerolamo Vida (1), che nel 1535 pubblicava i sei libri della sua Crisiiade (2).
L'azione della Cristiade vidiana comincia al momento che Gesù sente giunto il tempo della passione e cogli apostoli s'incammina alla volta di Gerusalemme. In Betania egli compie il più rumoroso de'suoi miracoli, la resurrezione di Lazzaro. Entrato in Gerusalemme, vi fa la cena; e poi si lascia catturare. Giuseppe e Giovanni vanno da Pilato a chieder grazia per lui; e, interrogati narrano per disteso tutta la storia dell'uomo prodigioso dalla nascita fino a questo momento (lib. ni e iv). Ad onta delle prime buone intenzioni, Pilato lascia che i Giudei crocifiggano Gesù: il quale, rotte le porte d'Averno, risorge e, confortati i suoi, sale al cielo. 11 poema pi chiude colla dlc-ccsa dello Spirito santo sugli apostoli, e con una profezia del Padre al Figliuolo sulla mmensa e subita diffusione per il mondo della dottrina cristiana.
Alcuni adornamenti fantastici, quale 1 concilio de'demoni nel libro secondo, e la discesa degli angeli in. aiuto di Cristo nel quinto, s':\itrecciano alla riproduzione minuta e rigorosa di tutt i racconti de' quattro evangelisti, e tentano invano di tramutare in poema un racconto freddo, sconnesso, ne dso, not ~simo sotto forma più conveniente.
Il Vida difettava qua- del tutto della vera potenza poetica, la quale consiste nel saper animare o rianimare i personaggi e mostrare gli intimi congegni che producono le loro azioni, nel creare insomma de' caratteri. I caratteri mancano interamente nell'epopea dei Vida; al loro luogo stanno de' nomi o de' fantasmi sparuti, che la nostra immaginatine tenta invano d colorire colle reminiscenze evangeliche. Vi campeggia il solo Gesù. Ma che carattere è mai quello ! Il figlio dell'uomo e il figlio di Dio stanno in lui meccanicamente uniti, e ne cost'+u;scono una persona assurda. E come il Vida non ha saputo creare i caratteri, o almeno viprodur vivi quelli che vivi gli dava il Vangelo, egli non ha saputo neppure, ad onta della sua dottrina biblica e storica, mostrarci l'ambiente in cui s svolge l'opera di Cristo, e
(1) Nato a Cremona nel 1400 e morto ad Alba nel 1DGG.
(2) Abbiamo solt'occhio : llier» Vidao cremonensis Albae episcopi, Opera ; Cremonae, 1581.