152 capitolo iv.
Altrove diee Annida a Rinaldo, clic sta per andarsene :
Sprezzala ancella, a chi fo più conserva Sprezzata ancella, a chi si nudre e serva
Di, questa
Raccorcerolla : al titolo di serva llaceorcerolla: al titolo di serva
! w.o' portamento accompagnar servile. Più converrassi un abito servile.
(Ger. lib., xvi, 49). (Ger. conq., xiii, 51).
Solimano apparisce improv viso all'adunanza dei guerrieri di Aladino:
E magnanimamente in fero viso E magnanimamente ìwrrido in faccia
Rifulge in mezzo, e lor parla improvviso. Rifulge in mezzo, e in atto ancor minaccia.
(Ger. Uh., x, 40). (Ger. conq., xi, 67).
Mia di fronte ai pochi luoghi in cui la nuova dicitura è migliore dell'antica, moltissimi (chi lo crederebbe ?) sono quelli in cui apertamente il poeta ha peggiorato l'opera propria.
Clorinda morente diceva a Tancredi:
Amico, lini vinto; io ti per don-, perdona Tu ancora, al corpo no chc nulla pavé, All'alma sì; deh per lei prega-, e dona tìattesmo a me ch'ogni mia colpa lave.
In queste voci languide risuona Un non so che di flcMle e soave, Ch'ai cor gli serpe, ed ogni sdegno ammorza E gli occhi a lagrimar gì'invoglia e sforza.
{Lib., xi', 60;.
Amico, hai vinto: e perdono io; perdona Tu ancora; al corpo no, che nulla pavé; All'alma sì; deh per lei prega e dona Battesmo a me, ch'ogni mia colpa hor lave.
In queste voci languide risuona Un non so che di flebile e soave, Onde il cor gli ammollisca, e gliel consumi; - E sforzi al pianto lagrimosi lumi.
{Conq., xv, 80).
Altrove, una mediocre stanza della Liberata, è bruttamente sciupata:
Grida il guerriero, alzando al ciel la mano : 0 tu, che furor tanto al cor m'irriti, Ned uom sei già, sebben sembiante umano Mostrasti; ecco t,o ti seguo ove m'inviti. Verrò ; farò là monti ov'ora è piano, Monti d'uomini estinti e di feriti, Farò fiumi di sangue. Or tu sia meco E reggi l'arme mie per l'aer cieco.
(Ger. lib., ix, 12).
Grida il guerrier, levando al ciel la destra: 0 tu, che furor tanto entro m'accendi, Ned uom già sei che, fiammeggiando a destra, Quasi folgore a me ti mostri e splendi; Scorgimi per via piana e per alpcstra Te seguo, e farò monti ove tu asceiu Monti di strage, e fiumi ampi di sangue ; Tu rinforza la man, se pigra or langue.
{Ger. conq. x, 11).
E in altri casi il mutamento offende la grammatica e ìa logica.
Odi qual nuovo strepito di Marte Di verso il colle e la città ne viene? D'uopo là fia che'l tuo valore e l'arte I primi assalti de' nemici afjrene. Vanne tu dunque, e là provvedi; e porte
uo' che di questi miei teco ne mene: Cogli altri io me ne andrò dall' altro canto A sostener Vimpeto ostile intanto.
(Ger. lib., ix, 44).
Odi qual nuovo strepito di Marte Di verso il colle e la città sen viene; D'uopo là fia che'l tuo valore e l'arte I primi assalti de' nemici affrene: Vanne tu dunque, e là provvedi, e parte Io me n' andrò là 've sì mal sostiene L'italico guerrier l'errante turba Che'l notturno riposo a no. conturba.
(Ger. conq., x, 45).
Ma questo luogo ci deve anche far sospettare che una buona parte di questi peggioramenti sieno da tribuire, auz che al poeta, all'editore, che male ha impresso le correr .oni del Tasso. Così qui s vede, che quel parte della Conqvp stata, il quale non v; ha nè rag mi grammaiisali nè logiche, è riprodotto dal testo della Libe-