le li le GERUSALEMMI.
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al campo, egli si confessa a Pietro 1' eremita, e per consiglio di lui, beve a un sacro fonte cbe lo spoglia di tutto .. vecchio Adamo. Crii angeli gl portano dal cielo armi meravigliose (1).
C. XXII. Riccardo scioglie per primo gl'incanti della solva; e poi facilmente disperde i nemici ozianti lungo le rive del Cedron. Esce allora della città, benché volesse arrestarlo Lugeria, mostrandogli il figlio giovinetto, Argante, che, geloso degli Egizi, s'era astenuto £ no allora dalle armi ; e cerca d' affrontars con Riccardo. Ma Riccardo non s'occupa di lui, smanioso com'è d'imbattersi in Solimano e di vendicare la morte di Ruperto (2).
C. XXIII. Emireno, a cui da Riccardo è intercetta la via del Cedron, si ritira verso Ascalona. I Ci stiani costruiscono nuove macchine; e assalgono e prendono la città. Argante è ucciso da Tancredi; e sul suo cadavere piangono Funobria e Lugeria, e anche Nicea, reduce dal lungo errore (3).
C. XXIV. Si muove verso Ascalona, e si viene a battaglia cogli Egizi; Riccardo uccide Amoralto e Solimano; Goffredo, Emireno. I Crociati allora tornano a Gerusalemme e sciolgono il voto (4).
Ognuno può vedere d* quanto questa favola s'avvantaggi per logica rapidità su quella della Liberata. Omesso è l'episodio di O1 ndo e Sofronia, ch'era troppo presto itrodotto e assolutamente oiioso; e nel quale, per giunta, Clorinda faceva una parte affatto innaturale (5). La teichoscopix è trasfer-ta in luogo molto più opportuno. Non pareva, infatti, verosimile che Erminia potesse indicare ad Aladino i singoli duci cristiani nel tumulto d'una lotta (6); mentre più ragionevolmente Nicea può far ciò con Ducalto, mentre Argante e Tancredi s'apprestano a duello mortale, e i guerrieri cristiani stanno ferm> a vedere. E difendere o anche lodare dal punto di vista del Tasso si può l'aver fatto che la vittoria notturna su Solimano fosse quae del tutto opera di Goffredo e dei guerrieri rimasi, nel campo; e non già dei campioni d'Armida, che, liberati da Rinaldo, tornano al momento decisivo. 11 Tasso, come vedemmo, voleva che l'az one del suo poema fosse una di molti, e che quindi anche Goffredo e gli altri potessero l'portare qualche segnalata v.;toria e far avanzare 1' a.-uone (che è la presa di C ìrusalemme) senza l'intervento di Riccardo (Rinaldo) c di Tancredi. Solo più tardi, quando le difficoltà si fanno estreme, l'opera del giovine eroe fatale diventa assolutamente necessaria.
Ma lodevole soprattutto è la favola della Conquistata per il modo in cui, dopo quella prima vittoria di Goffredo, sono accumulate le difficoltà e i disastri, che rendono necessario il ritorno di Riccardo. Già notammo come nella Liberata l'eroe fosse richiamato al campo per mot ro affatto insufficiente e sconveniente, com'era il rompere gl'incanti della selva: qui, invece, abbiamo pr na la mala r i-scita dell'assalto generale; poi l'incendiamento della macchina bellica; poi l'avvi-cinars degli Egiz poi la sete; la disfatta di Gioppe; e la disfatta sul Cedron; infine la morte pi uperto d'Ansa: tutti fatti disastrosi che l'ducono i Cristiani nell'estremo delle angustie, e fanno apparire come angiolo salvatore Riccardo, che, coi :i porzi condotti dalla madre, viene a ristorare le sorti della guerra, a cacciare gli Egizi, ad occupar la città, a disfare compiutamente l'oste egiziana presso Ascalona e ad uccidere Amoralto e Solimano, i più feroci tra i nemici della croce.
Certo, anche la favola della Conquistata lascia in più d'un punto qualche cosa a desiderare. Così, per tacer delle lungaggini del secondo c del terzo canto, e d_i quelle non meno fastidiose del sogno di Goffredo, tutta l'azione sotto Gioppe
(1) Sul principio s'accorda col C. XVIII della Liberata; poi è quasi tutto nuovo.
(2) Va d'accordo in principio col C. XVIII 'della Liberata; poi 6 tutto nuovo.
(3) Risponde nella seconda parte alla seconda metà del C. XVIII e al principio del XIX della Liberata.
(4) Con parecchie discrepanze, risponde al XX della Liberata,
(5) Cfr Galilei, op. cit., p. 119 e 50.
(6) Cfr. Galilei, op. cit., p. 67.