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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   142 capitolo iii.
   È per lo meno assai dubbio se .1 Tasso abbia ncmmen conosciuto taluno degli antieh. poemi franeesi sulla prima erociata. I raffronti che furono fatti tra la L berata e la Jerusalem di Riceardo il pellegrino non provan nulla di positivo; e sj spiegano perfettamente eolla ident tà dell'argomento c colle conscguenti analogie anehe dei particolari della narrazione. V'c bensì nella Conquistata un luogo, il quale farebbe eredere aver il Tasso conosciuta l'intera canzone del Cavaliere dal cigno. Nel libro XI, st. 105, infatti, vi dice Goffredo:
   Ma non è questo, amici, il primo giorno Che il regno mi promette amor benigno Della mia nubil madre, ond'ebbi scorno ; Nè ' sogni narro, o'I favoloso cigno.
   Chò nella eanzone francese si narra, come dicemmo, una lunga storia d'Elia, avo materno di Goffredo, trasformato in cigno; e d'un sogno di Ida, madre di Goffredo, secondo il quale dei suoi tre figliuoli uuo doveva diventar re (Goffredo'*, il secondo duca, il terzo conte. Ma queste leggende non erano già nelle cronache latine? (1). Notiamo tuttavia che a u un libro francese che tratta meravigliosamente di queste cose », libro ehe potrebbe essere la nostra canzone, duo volte allude il Tasso nelle sue Lettere, dieendo esserg ¦ stato idicato da Benedetto Manzuoli, segretario del cardinal Luigi d'Este e suo eompaguo nel viaggio di Francia nel 1570 (2), ma di non averlo potuto trovare nè saperne il 1 tolo preciso.
   Certo è invece che il Tasso ha eonosuuto, nei testi volgari o nei lat:v , la leggenda della conquista di Palestina per opera di Carlo Magno, alla quale allude più volte nella Conquistata (3).
   Ma non erano le fonti favolose e poetiche medieval quelle che potevano più premere al Tasso , tutto intento a procedere secondo la verità storiea e la veri-simig :anza poetica e a cansare le stramberie dei romanzi: eg , e pr aa e dopo aver composto la Liberata, ricercò a ispeeie i eron'sti della guerra santa, e primo fra tutti studiò Guglielmo da Tiro, senza tuttavia trascurare gli altri. Degli scrittori moderni di quella materia avea sott'occhio in ispeeie le Storia d¦ Francia di Paolo Emilio veronese (4).
   In quanto poi agli adornament poetici, egli avea dinanzi a sè tutta 1' epiea antica; tutti i romanzi basso-lati li c basso-greei; e i poemi romanzeschi del Bojardo e dell'Ariosto; e da tutte queste fonti egli seppe derivare materia poetica alla sua Gerusalemme. Così è chiaro a tutti la sua Armida altro non essere che una felice trasformazione d'Angelica, anche in eiò che riguarda il suo innamoramento di Rinaldo; Argante è un Turno o un Rodomonte rimpieciolito; Goffredo ricalca il « pius Aencas » ecc.; il eoncilio dei demoni è desunto^dal poema del Vida, il quale poi lo desumeva dalla Bibbia, se pure non avea sott'oc-chio come modello diretto l'esordio del romanzo franecsc su Merlino (5); il ritorno di Rinaldo è ricalcato sul richiamo di Filottete al campo greco sotto Troja (G); la
   (1) Il Tasso potè conoscere coteste leggende, per esempio, in Guglielmo da Tiro, il quale nel lib. IX cap. VI, dopo aver ricordato la predizione della madre di Goffredo, soggiunge: « Ha'ubiamo » lasciato a dietro studiosamente, ancora che multi dichino che fu vera, la favola del cigno, dalla » quale (dal quale?) dicono che trasse l'origine (Goffredo), ancora che affermarla paja cosa lontana » dal vero. > (Historia della guerra sacra di Gerusalemme, tradotta da M. Gius, llórologgi; Venezia, 1562).
   (2) Lettere, II, 557; e cfr. Ili, 19G. Il Tasso facea ricerche di questo libro tra il fÌDe del 1586 e il 1587, quando stava per mettersi a rifare la sua Gerusalemme.
   (3) Lib. 1, st. 41 e segg., e lib. Vili, »t. 55 e segg.
   (4) Vedi specialmente le Lettere, II, 557. L'edizione principe delle Storie di Paolo Emilio è del 1529.
   (5) P. Taris, Les romans de la taùle ronde; voi. II,
   (6) Lettere, I, 149.