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capitolo iii.
l'assalto: Rinaldo e il primo a montar sulle mura; sale secondo Goffredo e vi pianta la propria bandiera. La città è presa, ad eccezione della torre di David in cui si c chiuso il re Aladino; Tancredi uccide in terribile duello Argante. Ma intanto s'avanza l'oste egiziana, che veniva in soccorso di Aladino, e colla quale era Armida, furente di vendetta; e i Cris. '.ani vanno a incontrarla sotto Ascalona. Si combatte ardentemente; e il inerito della vittoria e specialmente di Rinaldo, chc vi uccide i campioni di Armida e il gran Solimano. Allora anche la torre di David s arrende; Aladino e ucciso da Raimondo; c i Cristiani sciolgono 1 voto.
Questa la materia: e qual e lo spirito del poema? Qual è il suo concetto fondamentale?
Il Tasso, sia nel contessere la sua favola e sia nell' animarla d'un concetto generalo, voleva discostarsi dall'Ariosto c dagh altri romanzatori, per mettersi sulle orme del divino Omero. E poi che Omero avea cantato l'ira c Achille, egli si propose di cantare l'ira e la conseguente secessione di Rinaldo. Ma il concotto ariostesco, ch'era quello che i tempi con più evidente insistenza suggerivano e che cominciava anzi a diventare oramai un luogo comune, s'impose alla sua volta al Tasso; e coóì il suo poema si trovò dominato da due concetti diversi che l'autore ha voluto e in parte c riuscito a combinare. 11 motivo tragico, infatu, della Gerusalemme è l'amore, l'appassionato e molle amore di parecchi tra i cavalieri cristiani, che per esso si scordano dei loro doveri c lasciano il campo. Nelle reti d'Armida cadono i cinquanta avventurieri non solo; vi cade anche il prode Tancredi, che corre dietro a una falsa sembianza della sua bella Clorinda. E sul campo stesso di battaglia, quando gl accade d vederla, egli all'istante si scorda d' esser lì per menar colpi, c resta eome incantato e non sa che sospirare. E, compiaciutosi una volta delle mollezze di Armida, lo sdegnoso Rinaldo, che pure dai lacci di lei avea liberato i compagni, vi si perde smemorato d'ogni altra cosa, fin al momento che lo specchio d' Ubaldo gli mostri tutto il proprio disonore. L'amore, adunque, anche nel poema del Tasso è il motivo tragico: per esso l'impresa minaccia di volgere a tristo fine; e solo quando le sue catene sono rotte, s'avvicina il termine della guerra.
Ma a questo motivo traggo so ne ntreccia un secondo, l'ira, l'insubordinazione. Ciò si vede in qualche epi'odio particolare, come quello d'Argillano tumultuante; ina più chiaro appare nella narrazione della sccesvonc di Rinaldo. Sdegnato che un ignoto Norvega gli contrasti l'onore di guidare i Venturieri, e più ancora clic l'avversario vilmente lo calunnii, egli se ne disfà con un buon colpo di spada; e poi, invece di sottoporsi alle pene che le leggi marziali gli minacciavano, egli lascia il campo cristiano e va a cercar, solo, in altri paes imprese glo-i\ose. I due motivi tragici della Gerusalemme, che vorrebbero riprodurre l'apparente dualità dell'Iliade, dove la causa occasionale dell' ira d' Achille è pure il suo interessamento per Briscide, rioscono invece a capovolgere la concezione omerica. Nell'JZicttZe l'ira superba è tutto; qui Tira è qua! puro accidente; in Omero l'amore ò un pretesto all'ira; qr.j l'amore è il vero movente di tutta la macchina.
Nè poi al Tasso è riuscito di combinare i due concetti in modo che la commessura non desse nell'occhio. Egli stesso, al pari di noi tard' critici, s'era accorto che la connessi me tra la contesa di Cremando e Rinaldo e le arti d'Armida era debole e arti] fiale (l); e 1 Galilei, a ragione, trovava disdicevolc il modo in cui tra Eustachio e Rinaldo ! patti, sco i.1 reciproco appoggio per ottener l'uno d'essere tra i campioni d'Armida e l'altro d'essere il capo dei Venturieri (2).
Ed ora vediamo un po' meglio come questo concetto tassesco pervada e componga le fila della favola del poema, e gli dia unità.
In chc cons sto l'unità della Gerusalemme?¦
(1) Lettore, I, 04.
(2) Op. cit., p. 114