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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   capitolo iii.
   Consentendo pietoso il giogo torre Agli italici campi e i lacci sciorre.
   (Lib. xxi ; p. 260).
   E di Enrico II è detto, tra l'altro:
   Poi l'alma libertà che morta langue Pur dal ferr'empio delle liispane offese Ritornar viva fa, integra e serena Fra l'alme mura della etrusca Siena.
   (Lib. xxi ; p. 202).
   Così mentre la leggenda carolingia trovava in Italia il suo poeta massimo , clic ne abbelliva coll'arte la parte più. sana e significativa, il suo massimo poeta trovava tra noi anche la leggenda bretone, chc serviva ad esprimere le tendenze opposte a quelle che la carolingia rappresentava: ultima eco ideale della lotta storica fra Gallo-biitanno-romani c la razza prepotente germanica.
   E si noti per ultimo, che non è da attribuire al caso, se il poeta massimo del cinquecento s'appiglia alla leggenda carolingia, e uno dei mediocri alla bretone: i mediocri dei cinquecento vedevano specialmente i danni presenti dell'unità impostaci dai Tedeschi, mentre i sommi sapevano intenderne i vantaggi dcfii. tivi.
   Ed è nelle condizioni dello spirito politico italiano del cinquecento che bisogna cercare il motivo per cui specialmente falliva sia ogni tentativo di render nostra con una buona traduzione Ylliade omerica, il poema naz;'nalc de' Greci ; c sia di averne una degna imitazione materiale e ideale; ed è alle stesse condizioni che si deve se invece il poema di Virgilio fu inteso e fatto italiano dal Caro, mentre altri in altra materia infondevano lo spirito politico di Virgilio.
   § 3. - LE DUE GERUSALEMMI (1).
   Le Crociate sono state la continuazione e l'esagerazione della guerra d resistenza, iniziata dai Carolingi alla tasta dell' Europa cristiana, contro 1' Asia e l'Africa infedeli. Non è quindi a meravigliare che l'età, la quale tanto s'era compiaciuta dei poemi di materia carolingia, vedesse sorgerne un altro che abbellisse coll'arte i gloriosa fatt di Goffredo.
   E già nella Francia del secolo XII e XIII, che tante poetiche storie avea contessuto su Carlomagno vincitore dei Saracmi, mentre i grandi signori prima per proprio libero impulso, poi condotti dai re capetingi, accorrevano in Asia a liberare il Sepolcro di Cristo e ad acqi .starsi regn e indulgenze , era sorto in parecchi il pensiero ci: narrare in versi a chi poteva dire: io ci fui, e a chi non avea potuto correre le lontane venture, i più notevoli tra i fatti delle grandi spedizioni.
   Così sappiamo che Guglielmo IX, conte di Poitiers e duca d'Aqu^tania, celebre per le sue avventure galanti e per i suoi veri i lascivi, fattosi crociato per burla nel 1101, e reduce d Terra Santa, dopo aver superati mille pericoli c stenti, miserias captivitatis suoi, ut erat jucundus et lepidus, postmodum prosperiate fultus, corani regibus et magnatis atque christianis coetibus, multotiens re-tulit rhythm e s versibus cum faceti modulaiionibus (2). E di un Grego^.o Be-
   (1) T. Tasso, Giudizio sulla Gerusalemme ; Pisa, Capurro. (Sta nel voi. 12.' delle Opere ; l'edizione prima di questo discorso, diviso in due libri, è del 1(566, curata da M. A Foppa). — Galileo Galilei, Considerazioni al Tasso ; Venezia 1793. (È questa l'edizione principe; l'operetta è del 1590). — Ginguend, Ilist, litt. d'Italie, v. V, cap. XV-XVII. — Dureau Delamalle, Lettera al Sig. Michaud, sulla Gerusalemme liberata e sulla Gerusalemme conquistata (presso Michaud, Storia delle Crociate, trad. di Fr. Ambrosoli ; Milano, 1831; voi. I, p. 511 e segg.
   (2) Presso il Bartsch, Grundriss zur Geschichte der prov. Literatur ; Elberfeld, 1872; p. 16.