lì traduzioni e le imitazioni dei poemi classici.
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mere un romanzo in cui si rispecchiasse il nuovo ideale di famiglia (Girone il Cortese); c più tardi, sotto l'influenza delle nuove condizioni d'Europa divisa fra casa d' Austria imperante e regnante in Germania, Spagna ed Italia, e fra casa Yalois e Tudor che in Francia e in Inghilterra si opponevano al maggiore ampliamento della prepotenza austriaca, 1' Alamanni vide rispecchiarsi il presente nel lontano passato, quale glielo rappresentava la leggenda arturiana; colse delle analogie tra l'Europa del secolo XVI, tutta liiBuita quas, dalle gran braccia dell'impero tedesco, e l'Europa del secolo V esordiente tutta minacciata dalle invasioni e dal dominio germanico, e strenuamente difesa e rivendicata in libertà dal mitico Arturo, re de' Britanni e de' Galb ; e ideò VAvarchide.
Alcuni particolari del poema mostreranno che noi non attribuiamo all'Alamanni idee che gli fossero estranee. Mentre nel romanzo di Lancilotto, ch'è come il punto di partenza dell'Avarchide, Claudas è un re qualunque indigeno che prepotentemente occupa il regno di Benoic e ne scaccia il padre di Lancilotto, qui Clodasso diventa il glorioso pronipote di Stilicone, e l'onore della razza vandalica; e in aiuto di lui accorrono non solo i popoli di Germania (1), ma anche tutti i Germani che s'erano stanziati in più provincie dell'Impero; come i Visigoti e gli Alani del mezzodì di Fran»- a e di Spagna, i Goti di Teodorico nuovo re d'Italia, e perfino le schiere raccogliticcie di Odoacre (lib. II). — Con Arturo stanno invece i Britanni ed i Galli; nè turba che vi s'aggiungano i Franchi, condotti dai quattro figli di Clodo-veo: il poeta rimedia a questo inconveniente, impostogli dal b.sogno di lodare i regnanti di Franeia in onore de' quali compone il poema, col fare che essi soli di tutti i Germani si fossero già convertiti alla fede cristiana; mentre Clodasso eon. tutti i suoi alleati vivea ancora dedito ad un paganesimo, piuttosto greco , del rosto, che germanico.
Si noti poi la parte che il poeta toscano assegna al toscano Florio:
Che giovinetto già s'oppose invano Al gotico furor, ma vinto giacque; Nè potendo soffrir quel fero giogo, Si di&po&e a cangiar fortuna e luogo.
(lib. II; p. 26).
Egli raduna compagni per andarsene sotto le bandiere d'Arturo famoso;
• E tanto più s'accende, poi che sanno Cìie'l goto imperador molti in aita Ha mandati a Clodasso.
(Ib.).
Gl'Itabani, adunque, e in ispecie i guelfi toscani, veggono nel re de' Galli il naturale difensore della loro libertà e soprattutto dell' indipendenza minacciata dai Tedeschi.
E che sia proprio così, lo dice anche più chiaro altrove il poeta stesso, là dove descrive lo scudo di Lancilotto, opera di Merlino, sul quale stanno d'.pintc le glorie dei Beali della casa capetingia. Accennati quivi brevemente i primi re di quella stirpe, gloriosi per aver respinto l'invasi me dei Normanni (gente germanica) , si viene alle lod c Luigi XII u vincitore degli Insubri », e a quelle più d tfuse del cavalleresco Francesco I, che, riavuta la libertà dopo il disastro di Pavia, s' arma di nuovo,
(I)
l'inimico
Lito german, che quanto può difende Quei dì Clodasso. (lib. II; p. 25).