Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI ', U.A. Canello

   

Pagina (142/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (142/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   134
   capitolo iv.
   del secolo XVI, che difende Clodasso per amore di Claudiana; o in quel far ricordare da Claudiana, che dice addio al marito uscente a battaglia, il frutto di tre mesi che di lui ha nel seno, però che Andromaca in simile occasione avesse procurato d'intenerire Ettore suo col mostrargli il giovinetto Astianatte, impaurito del cimiero paterno
   Ch'alto sull'elmo orribilmente ondeggia.
   In conclusione però bisogna dire che l'Alamanni ha avuto qui bisogno di pochissima fantasia per dare questo libero ricalco dell 'Iliade.
   Ma v'è pur qualche cosa di sostanziale che l'Alamanni ha messo nella sua Iliade toscana, e che non c'era, od era appena indicato, iiell'i7?'acZe greca.
   In questo scheletro classico rimpolpato di leggende bretoni, egli tentò di rappresentare il suo ideale d'indipendenza nazionale, rinnovando così quello che era stato lo spirito primitivo della leggenda di Arturo, e che il poeta greco aveva rappresentato colla sua Iliade.
   La leggenda di Arturo ha avuto, noi crediamo, un doppio substrato di fatti reali: fatti della \ita pubblica e fatti della vita privata. Essa e sorta tra l'opposizione politiea e sociale prima dei Galli e dei Britanni puri alla dominazione romana , e poi tra l'opposizione non meno vivace dei Gallo-romani e de» Britanno-romani alle invasimi'' e prepotenze dei popol nuovi e più propriamente pei German
   Arturo, uno dei capitani di Aurelio Ambrosiano (1), romano scelto dai Britanno-romani a capo della guerra d'indipendenza contro i Sassoni, diventa un po'per volta re egli stesso nelle fantasie popolari e re grande, sempre vittorioso: vittorioso non solo dei Sassoni, ma (s noti bene!) vittorioso, nuovo Brenno, anche dei Romani. Ciò rispetto alle leggende di questo ciclo che riflettono n ispecie la vita pubblica.
   Quelle che rappresentano quasi l'ideale della vita privata, veggono sorgere invece prima tra 1' opposi -none dei costumi gallo-b .itanni coi romar , e poi più spiccatamente tra l'opposizione dcx mstumi gallo-britanno-romaro ai costumi germanici: vale a dire tra l'opposizione morale di genti già guadagnate alla civiltà di Roma e pò» anche a quella del cris, anesimo, e i costumi di altre uscenti ancora selvagge dalle foreste e dalle steppe del nord. Il cavaliere rappresenta appunto la difesa del buon diritto antico contro la nuova forza brutale.
   Siccome poi la razza gallo-britanna veniva a mano a mano perdendo ogni valore politico e dovette accontentarsi di soggiacere agli nvasori germani o di fondersi con loro; così è avvenuto di necessità che la parte politica di questo ciclo di leggende venisse facendosi sempre più tiverisimile e meschina, e finisse col dare poco più che la cornice alle leggende che s; r: ferivano alla vita privata. A rappresentare i nuovi prevalenti ideali della vita pubblica serviva la leggenda franca de' Carolingi, la leggenda della razza dominante e dirigente del mondo medievale.
   Queste leggende del ciclo d'Arturo, formatesi per massima parte in Inghilterra, furono accolte e c.iffuse largamente in Francia, verso il 1150, dove perdettero sempre più 1' antico loro carattere politico; e di Francia passarono pj in Germania e in Ispagna e in Italia e in altri pacs anche più lontani dalla loro culla primitiva, sostenendo dappertutto speciali alterazioni.
   L'Alamanni avea studiato con amor particolare questo ciclo di leggende, specialmente nelle ult ne riduzioni prosaiche francesi; e da esse tentò prima desu-
   (1) Gildas, Epistola, cap. 25, e cfr. Beila, Hist. eccl.. I, 16. Il nome di re Arturo, messo a far le parti di Ambrosio, appare la prima volta in Nennius, cap. 62. Ma dell'età e dell'autorità storica di Nennio si discute e non leggermente. L'ipotesi assai ragionevole che Arturo fosse .n origine uno dei capitani di Ambrosio, è del cronista Guglielmo di Malmesbury. — Noi qui siamo costretti ad accennar appena questioni gravissime, che vorrebbero il più largo svolgimento.