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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   le traduzioni e le imitazioni dei poemi classici. 131
   letterarie dell'età che mirava, ina invano, ad appropriarsi lo1 spirito e la forma del poema greco; e non riusciva che a malamente ricalcare Virgilio ed Ovidio.
   Un compaesano del Tri lo, Messer Francesco Ant, no Oliviero, credettedi saper me' o c lui imitare la sobria struttura del poema omerico e miga-mente impose la su Alamanna in ventiqda ero libri di versi semi «, che il V d-
   Ktelo San L V ianel L»7,1).E^
   ridella anima « campagna » vittoriosa di Carlo V nel 1540 conti 01 collocati di Smalcalda da tentativo di questi per sorprendere l'imperatore, alla ripresa di ToteJmr*oe ded; ione di Augusta e di Ulma. Manca ogni ombra d in-reccio e uUa la macchina poeti ,a consiste in pochi esseri allegorici, quali la pirla la Discord I ecc., che vanno e vengono dal eieb ali inferno e d di uno ali altro' campo. eh l'anima tr ita di Lutero torna, co co .senso di I utone a rivede^ la luce e ad an nar i uoi. Ciò che sembra più degno dine a m tutta U composizione è il uo colorito ettamente imperiale-papale non disgiunto (.a
   un c^T mtriottismo italiano o neolatino. I collegati di bmalcalda sono la Germania ribelle all'Impero e alla Chiesa; i difensori dell'Impero e della Cmesa veni ,no < iasi tutti d'Italia e di Spagna, ma m ispecie d Italia.
   Di là Germania, e di qua Ital a 3 Spagna.
   (Lib. vii)
   È dedicato a Filippo II (2).
   L'onda gonfiata e la bollente schiuma, Corre alla secchia e prende gelid'acqua Con la caccia di rame, e porta qu dla^ Per l'aspro fumo, e ponla entro 'l pajuolo, Onde s'acqueta il suo bollir feroce; Così . . ,
   S'acquetò il gran furor di quella gente.
   (Lib. xv; voi. II, ,. 223).
   La spieiata punta Giunse alla bocca, e poi d'indi al cervello ; Tal che l'asta il portò giù del destriero , E nell'aria pendea, come una lepre Che tolga il villanel dinanzi ai cani E se la rechi allegramente a casa In cima al spontoncel che porta in spalla. Tal parve il cavalier . . .
   (Lib. xn; voi, lì, p. 99).
   E tra mezzo a molte volgarità non mancano solenni sentenze, come questa:
   Che la vendetta è il pianto de' guerrieri.
   (Lib. xxv ; voi. Ili, p. 142).
   (1) Sono due volumi in ottavo. Solo il primo è adornato d'incisioni; il secondo fu stampato con molto minor cura, tanto ebe sono rimaste in bianco le pagine B2-3 e ite1-4.
   (2) V( s i ;gio lello stile di?mo un paragone che ha della originalità.
   Come spesso venir vediamo i copii (.sic! tegole) Giù per li travi ad uno ad uno in fretta Quando dai tetti alcun li manda in terra, Ch'or qua saltano hor la toccando il suolo E lo copreno tosto, onde li porta Altrove intieri l'architetto accorto Per acconciarli in belle schiere uniti : ^ Così scendean giù per le picche i fanti Dall'alte mura; e poi toccando a pena Con le piante la terra, il fiero Duca Hatto gli apparecchiava in ordinanza (Lib. iv; voi. I, P-