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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo iii.
   Nè solo andrà dai Garamanti agi' Indi E dal gran Nilo al fiume della Tana, Ma ancor trapasserà con grande armata Di là dall' Equinozio . . .
   (ib.)
   E clie il poeta sentisse d: scrivere non solo nello stesso spirito di Virgilio, ma pur in quello analogo dell'Ariosto, appare dal ravvicinamento, già da noi notato, fra Giustiniano e i suoi dodici della compagnia del sole, c Carlo Magno co' suoi dodici Pari.
   Che se dalla considerazione della tendenza generale dell 'Italia liberata passiamo a cercarne il concetto speciale che l'informa e gli dà poetica unità, noi troviamo chc il Trissino, mentre si sforza di battere le orme d'Omero, ad altro non riesce chc a mescolare malamente il concetto virgiliano con quello d'Ovidio, il concetto dell'Ariosto con quello del Bojardo. L'unità, infatti, dell 'Italia liberata consiste nel nesso necessario fra il procedimento della guerra e l'adirarsi e rappaciarti; dell'eroe principale Corsamonte. Appena egli, adirato perchè Bcl'sario gli ritinta Elpidia, si ritira dalla guerra, i Goti hanno la vittoria e la impresa minaccia di finir male; e solo quando Corsamonte, per amore di Elpidia captiva, si risolve a riprendere le armi, gl'Imperiali sbaragliano i Goti sotto Roma e si preparano alle altre vittorie definitive di Osimo e di Ravenna. Secondo le intenzioni del Trissino, il motivo tragico della sua Italia doveva essere l'ira di Corsamonte, come il motivo tragico dell 'Iliade è Vira d'Achille; ma mentre in Omero nella qmstione tra Achille e Agamennone l'amore del primo per Briseidc c'entra solo come causa occasionale, nel poema trissiniano Elpidia è il movente di tutta l'azione: per lei gli undici compagni di Belisario procurano dapprima di fare le ottime loro prove; e per lei sola Corsamente si risolve a riprendere le armi; co ,icehè quello che doveva csseie il motivo tragico del poema ne diviene quasi il motivo epico; e il poeta che Si proponeva coli'Ariosto di dannare l'amore quale causa di desidia, finisce col lodarlo, d'accordo col Bojardo, come causa di estremo valore. Il modello omerico un po' per volta è stato surrogato da alti i di valore successivamente inferiore.
   Se tuttavia il Trissino, pur volendo tenersi sulle tracce d'Omero, s'è asen-s.loilmente sviato dietro altri, da Omero egli ha pur saputo desumere gran parte della macchina soprannaturale, cristiana alla superficie, pagana nel fondo. Il Dio del Trissino pesa, come il Giove d'Omero, i destini dei combattenti; è meno forte del fato; e dà il suo assenso col cenno del capo. Egli ha ai suoi ordini gli angeli Nettunio, Iridio, Erminio (Mercurio), Gradivo, Contenzioso, ecc., che scendono a partecipare alle lotte de'mortali (1). E da Omero il Trissino desume più d'un episodio, come quello di Teodora, che colle blandizie amorose ottiene da Giustiniano il ritorno del nipote; così come già Giunone nell 'Iliade aveva ottenuto da Giove la, breve vittoria dei Trojani (2).
   Quest'opera del Trissino, che il pubblico non legge più ed ha letto assai poco anche in passato (3), resta pur sempre un curioso documento delle tendenze
   (1) Talvolta egli si sborda di questo suo convenzionalismo cristiano; e cosi l'angelo Iridio si ritrasforma nella « figliuola di Taumante » nel lib. XVIII (voi. Il, p. 319);
   Ch'esser parean la figlia di Taumante . Quando nel cielo appar dopo la pioggia.
   (2) Vedi Ginguené, Hist. litt. d'Italie, V, 133 e segg.
   (3) Ciò dipende anche dallo stile slavato e dalla lingua non immune da voci e costrutti crudamente veneti. Bene riesce talvolta il Trissino nei paragoni; e ne diamo due per saggio.
   Come la fanticella quando bolle
   La pentola sul fuoco e spande fuori