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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   le traduzioni e le imitazioni dei poemi classici.
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   e salvatore, che, adescato in un insidioso castello, dove gli si fa credere stia nascosta Elpidia, viene schiacciato sotto una torre che gli è fatta rovinare addosso. Elpidia si fa murare monaca presso la tomba di lui. — Belisario poi, mandato Mundello in soccorso eli Milano, dà la caccia ai Groti fuggenti verso Ravenna ; li vince, col soccorso della Madonna di Loreto della quale ha fatto rinnovare il santuario, ad Osimo; libera Rimini; c giunge sotto Ravenna, dove si stabilisce di definire la guerra con un certame di dodici contro dodici. La lotta ha esito favorevole ai Romani, specie per opera di Achille (l'amico di Corsamonte) e di Belisario; e Vitige è preso e condotto conia sua donna a Bisanzi ) : Belisario è felice,
   Avendo posto Italia in libertade.
   Ma soggiunge il poeta con un senso di doloroso amor patrio e un po' anche per prevenire le critiche di chi avesse voluto trovare artificiale, rispetto alla storia, lo scioglimento del suo poema) l'Italia in libertà
   . . vi stette poi quanto a Dio piacque, Perchè le cose che si fanno in terra Tutte dipendon dal voler divino.
   Che la liberatone d'Italia, per opera di Belisario, fu, come tutti sanno, una liberazione affatto provvisoria.
   Questo è lo scheletro del poema trissiniano. Il quale, se s bada all'intonazione generale e allo spirito stesso dell'argomento preso a trattare, parrà piuttosto un mutazione di Virgilio che non un ricalco del1 Iliade, come s'immaginava il Tnssmo stesso (1). EgL canta infatti la restaurazione dell'Impero romano per opera di Giustiniano, che primo dopo le invasioni barbariche avea tentato di ravvivare le glorie dell'antica nostra civiltà, e vi riusciva stabilmente, almeno in parte, colla codificazione. E cantando di Giustiniano, restauratore dell'Impero, il Tnssino ha ;> chiaro sentimento di esaltare Carlo V, che sotto gli occhi del poeta, ritentava l'opera stessa: tant'è vero chc il poema è dedicato al nuovo imperatore, e che nella dedica lungamente s; paragona l'opera restauratrice di Carlo a quella del grande Giustiniano. Poi nel poema più d'una volta occorrono le lodi di Carlo V; e notevole soprattutto vi è una vis one di Belisario (a Montecassinc ) in cui a larghi tratti è fatta la storia dell'impero e delle sue successive ristorazioni. Ivi, tra altre cose, si d ;e:
   Poi vien la casa d'Austria al grande Impero; La casa d'Austria, veramente capo Dell' altre case, che mai furo al mondo; Madre di tanti imperatori e duchi E re, d'ogni gentil virtute adorni..
   (Lib. ix; v. i, p. 343)
   Dopo gli encomi di Massimiliano I s'odono quelli del nipote Carlo:
   Questo fia Carlo, figlio di Filippo, Mandato a voi della divina altezza Per adornare, e rassettare il mondo. Costui farà col suo valore immenso Ritornare all'Italia il secol d'oro:
   col divino Omero , C/i' è stato il mio maestro e la mia guida, (Canto xxvii, in princ.)
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   Canello.