le traduzioni e le imitazioni dei poemi classici. 127
» metà di Virgilio: il Virgilio dotto come un mistogogo, e affettuoso come colui » che posava il capo in seno a Cristo (1) ».
Men fortunato di Virg. io fu Omero: poiché se il primo ebbe una traduzione nota pei antonomasia come u la bella infedele », l'altro n'ebbe solo alcune incomplete, che sono a dire al tempo stesso e brutte e infedeli; cosicché i nomi de' cinquecentisti traduttori d'Omero son noti soltanto a: bibliografi.
I quali ci. insegnano (2) che un P. Badessa stampava noi 1564 a Padova cinque libri dell' Iliade tradotta in vers IsWolti; e che cinque libri ne dava Fr. Bevizzano, a Torino, nel 1572. In quest'anno stesso usciva a Venezia L'Achille e l'Enea di L. Dolce, l.i cinquantacinque canti in ottava rima, la cui p .ma parte è un rifac nento dell' Ih ade, come è un rifacimento dell' Eneide la seconda, la quale vedemmo già essere stata prima stampata a parte. Nel 1573 Bernardo Leo pubblicava a Roma dodici libri dell' Iliade; e sette ne pubblicava a Firenze Girolamo Baccelli. E il secolo s chiudeva senza che si avesse una sola compiuta versione italiana del mass mo poema greco.
Ed era naturale. Mentre, infatti, l'Eneide è il poema dell' umanità politicamente l'unita sotto la direzione di Roma, l'Iliade è il poema della indipendenza naz.' male. In essa noi vediamo i Grec-, poh reamente divisi, unire per l'occasione le loro forze a rivendicare l'onore nazionale offeso dai pirati asiatici ; noi vi vediamo come in embrione, o come ideale destinato a tradurs quando che sia in realtà, tutta la guerra d'ind icndenza combattuta più tardi contro i Persiani. Ora al nostro cinquecento certo non mancavano quelle conoscenze di lingua e di archeologia greca che occorrevano per ntendere YIliade-, gli mancava .ivece quella preoccupazione politica che aveva ispirato il poema omerico. Anche l'amore dell'indipendenza nazionale si fece sentire di tratto in tratto nel nostro cinquecento; ma quasi sempre immiserito nell'amore alle singole patrie ristrette ; la preoccupazione generale era per la grande unità dell'impero, imposta dall'incapacità nostra d fare l'unità nazionale e di difenderci contro i'invasione ottomana. — Solo allorquando l'idea nazionale si mostrò ben netta alle menti dcgl: Italiani, e la sua effettuatone si potè intravvedere come non molto lontana„ anche YIliade trovò fra noi il suo interprete ipolare nel Mont: v ssuto tra gli entusiasmi del u bello italo regno »; mentre il Foscolo tentava di darne tal versione che sodisfacesse i dotti e gli indott. — Cosi il Voss dava alla Germania la sua versione del poema nazionale di Grecia, quas preludio a quella gran guerra che per la nazionale ne pendenza dovevano po. combattere i Tedeschi.
Destino molto simile ai traduttori dei poem* classici ebbero nel cinquecento i loro pedissequi imitatori: due d< qua.i specialmente c'interessano, il Trissino e 1 Alamam- .
Fu detto che il Trissino (3) nella sua Italia liberata dai Goti avesse in animo d'inrtare ed abbia imitato specialmente 1'.Ili ade ; ma quanto inesatta sia questa of ..one apparirà da un rapido sunto che crediamo di dover dare del suo poema.
Mentre 1 mperatore Giustiniano è a Durazzo che prepara le armi per riacquistare la Spagna, un angelo gl porta dal cielo l'ammonimento di pensare invece prima a liberare dalla dominazione de' Goti l'Italia, antica sede dell'Impero. L'impresa è affidata a BeLsario che, fatta la rassegna delle forze; veleggia alla volta di Brindisi, la quale s'arrende senza combattimento. Vinti sono pure il gigante 'aulo (Pigrizia); presa Acratia (Intemperanza), e rimessa nel proprio ca=
(1) Camerini, Prefnz ue aWEneide tradotta da A. Caro, nella biblioteca classica del Sonzogno.
(2) Vedi Fr. Haym, Biblioteca italiana; Milano 1771.
(3) Nato a Vicenza nel 1478 e morto a P,oma nel 1550. — L'edizione principe dell' Italia liberata è del 1547-8. Per trovarne una seconda bisogna venire al 1729; vedi il Ginguené, V, 144, Noi ci ser-> viamo di questa»