le traduzioni e le imitazioni dei poemi classici. 125
dere troppo sul serio le imprese di Carlo e de' suoi paladini; ed ecco che mentre tra il Pulci, il Bojardo e l'Ariosto c'è una scala per la quale dal burlesco si passa al signorilmente faceto ed al serio ; scala che Sf continuerà poi col Tasso il quale esclude dal suo poema ogni tratto umoristico; ecco che col rifacimento del Berni si segna quaoi un passo indietro, un ritorno alle tendenze specifiche del Pulci: fatto che possiamo spiegare soltanto colla grande antipatia, specificamente toscana, del Berni per l'idea imperiale, che lo spinge a metter in ridicolo il Carlo Magno non troppo serio del Bojardo.
Il più notevole tra gli altri rifacimenti di narrazioni carolingie, è quello di L. Dolce, intitolato: Le prime imprese di Orlando innamorato (1). Mentre altri s'affacendavano a condurre la storia di Ruggero fino alla sua morte per il tradimento de' Maganzesi e a intrecciar nuove storie sul conto de' personaggi resi dlustri dall'Ariosto, il Dolce ebbe la felice ispirazione di narrare, non già, come vorrebbe il titolo, ie imprese giovani
Il racconto, come si vede, non è che un poetico raffazzonamento di ciò che si narrava nell'ultimo libro dei Reali di Francia, nell'Aspromonte in prosa di Andrea da Barberino e in quello in versi che già n'era stato ricavato e infine nel Girars de Vienne (ed. P. Tarbé). Esso non ha che una specie di unità biografica e anche questa assai lassa; e mentre nell'azione di mezzo arieggia schiettamente al poema, nel principio e nella fine tiene piuttosto del romanzo.
La sua importanza deriva dal fatto ch'esso mira a ravvivare ed eternare la tradizione della quasi italianità di Orlando, e insieme quella delle lotte sostenute prima dagli imperatori carolingi e poi dai Normanni nel mezzodì d'Italia contro le invasioni saracine. Nell'assedio e nella difesa di Reggio ha gran parte un Ruggero, padre di quell'altro, che farà poi le sue prove nel poema ariostesco, e sarà dato come caposup oe degli Estensi.
Così la leggenda carolingia veniva trasformandosi tra no.', anche materialmente, in leggenda nazi male.
§ 2. — LE TRADUZIONI E LE IMITAZIONI DEI POEMI CLASSICI.
Si traduce o s'imita bene, ciò chc ben si capisce, ciò che era un pensiero o un' imagine altrui e sta per diventare od è diventato pensiero od imagine nostra.
TI mondo antico ha raggiunto una c .< dtà che per più iati supera ancora la moderna; ma l'ha raggiunta con una quota assai modesta del genere umano.
Il mondo moderno nel suo moto costante verso il meglio, va salendo colla sua gran massa verso quelle stesse altezze e verso altezze ancora più eccelse- e
(1) Ne abbiamo soft'ocehio un'edizione del 1793; Venezia, Zatta, L'edizione prima è del 1572.