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capitolo iii.
d'un uomo oltrepotente e capriccioso che si fosse divertito a disfare e ricomporre gli ordinamene' d'Europa, come l'Ariosto liberamente dissolveva e ricomponeva la materia leggendaria europea; ma guardato nel fondo, nelle sue intime ragioni, esso si mostra essere l'opera provvida delle più energiche volontà di quel tempo, collaboranti a salvare l'Italia e l'Europa da un nuovo riinbarbarimento, dalla invasione ottomana.
Tale è l'importanza clic noi attribuiamo al poema dell'Omero ferrarese, il quale, sia per l'arte con cui racconta, sia per la grandezza e valore del mondo poetico da lui creato, può stare tra i primi, od è il primo fra i poeti neolatini.
Ci restano a dire poche cose sugli altri poemi appartenenti al ciclo carolingio, e clic umili pianeti fanno corteggio alla grande creazione dell'Ariosto. Ci fermiamo, e brevemente, soltanto su quelli che presentino qualche speciale interesse. La bibliografia completa o quasi si può vedere nel Ginguenó, tomo IV, cap. X.
I Cinque canti dell'Ariosto che secondo taluni sarebbero il principio d'un nuovo poema, desunto dalle gesta dei ribelli, pajono a noi, come al Gringuené, una continuazione del Furioso, che il poeta pensò dapprima di condurre fino alla rotta e alla vendetta di Roneisvallc (1). Le scorrezioni di lingua c di metro li farebbero arguire opera giovanile.
La fama grandeggiante del Furioso, se da un lato contribuì ad oscurare quella dell 'Innamorato, facea nascere anche il desiderio di leggere gli antecedenti die il poema ariostesco suppone ben noti dall'opera del Bojardo) in un testo men rude e mcn aspro di lombardismi che non fosse quello dell' Innamorato. Si accinsero in due all'opera: il piacentino Domenichi, il quale fallì; e Francesco Berni da Lamporecchio (2), che col suo celebre rifacimento riuscì quasi a far dimenticare la redazione originale.
Le mutazioni che il Berni ha fatto al testo bojardesco sono di forma e di sostanza. Quelle di forma, nel complesso, sembrano da lodare, quantunque sia pur vero ch'egli per ottenere una frase li*ia o un verso sonante o la rima corretta, annacqui e stemperi e svigorisca la frase originale (3). Quelle di sostanza, checche ne abbiano giudicato per lungo tempo i critici e i lettori, peggiorano per norma il modello.
II Bojardo, ben lungi dal voler fare una composizione tutta seria, sul tipo delle epopee antiche, versò anzi a larga mano nell' Innamorato l'elemento umoristico (4); ma da quel nobile e bene educato poeta ch'egli era, mantiene sempre il suo umorismo in una sfera superiore a quella del Pulci; c s. contenta che ridano o sorridano i suoi lettori, senza starsene egli stesso perpetuamente a bocca sgangherata.
Il Borni trasformò questa celia signorile nella burla un po' grossolana che gli era propria, e dove il Bojardo appena accennava, egli parlò chiaro e talvolta sboccato; e dove il testo pareva secco e scolorito, egl: inserì le sue arguzie, le sue considerazioni facete, le sue sentenze imitate da quelle dell'Ariosto, la sua sa1 ra molte volte g -ista e mordente.
Ma ciò che p: ù importa di notare aspetto a cotesto rifacimento, e il fatto stesso ch'esso sia opera d'un Toscano. La patria del Pule', non era inclinata a pren-
(1) Ciò è ailermato dal Ruscelli, ed lia in sè probabilità non poca. V. Ginguené, IV, pag. 500. L'Ariosto accenna al seguito della guerra nel c. XXXIX, n. 74. — Mentre questi fogli si stampavano, Adolfo Gaspary, senza mostrar di conoscere l'opinione del Ginguené o la notizia del Ruscelli, vieae alle stesse conclusioni e riesce anche a precisare che i Cinque canti si dovevano rannodare al Furioso, quale era nell'edizione del 1516, alla st. 45 del canto XL (CLVI, st 63 dell'edizione comune) ; e che poi il poeta li lasciasse, por sostituirvi gli ultimi impedimenti famigliari al matrimonio di Ruggero e Bradamante (Zeitschrift fiir rom. pliilol., Ili, 232-3).
(2) Morto a Firenze nel 1536. L'edizione principe del suo rifacimento è del 1541; Venezia, L. Giunta,
(3) Vedi in ispecie il Settembrini, Lezioni, ecc., cap. XLVBÉ
(4) Rajna, op. cit., p. 24.