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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   l'orlando furioso li gli altri poemi del ciclo carolingio. 119
   zione (1) ». L'Ariosto scompone i vecchi racconti e coi frammcnt compone il suo, m ispecie quando attinge a fonti romanzesche, prima fra le quali il Guiron le courtois ; si attiene più ligio al modello e quasi plagia, quando ha dinanzi un autore della classica antichità, ch'eg) ama c rispetta perchè meglio rispondente alla realtà naturale.
   Il Furioso, nato, come dice il Rajna, « di padre italiano, ma di madre latina (2) », è la schietta espressione (li quel momento della nostra vita e della nostra letteratura in cui Yirgd;' e 1 mondo romano venivano perfettamente in-tes- e il loro spirito diventava spirito e vita nostra italiana ed europea.
   Ed eccoci per tal modo avviat: a dar la risposta anche al secondo quesito : in qual connessione, c~oè; stia il Furioso con l'età che lo vide creare. Riserbando al capitolo seguente un breve studio sulla conness' me tra il romanzo di Ruggero e Bradamente e gli altri congeneri colle condizioni della vita italiana nel cinquecento, noi qu ci occupiamo soltanto del poema, e ne studiamo: 1.° la connessione generale, cioè quella che dipende dal soggetto stesso del poema; 2.° la conncs. one speciale, quella cioè che deriva dal concetto che lo informa.
   Dubiti chi vuole di questa connessione fra la realtà e la poesia: per noi tutte le storie letterarie attcstano che la poesia fluisce dalla realtà e sulla realtà di continuo influisce; che, insomma, la poesia è realtà idealizzata, la qual tende a trasformarsi in realtà storica. Un rapido riassunto delle vicende della leggenda carolingia ce ne mostrerà la connessione continua colle vicende politiche di Francia e d'Europa; c la verità, nsieme, del nostro asserto.
   La storia dell'epopea carolingia si può dividere in cinque periodi:
   t° L'epopea carolingia si forma in Francia tra il cinquecento dell'era volgare e il mille; vale a dire tra lo stabilirvisi della dinastia merovingia e l'avvento della capetingia. Essa contiene due ordini di leggende: nelle une s esalta il forte capo della nazione che la guida alla vittoria contro gli stranieri infedeli; nelle altre si esalta la nobile animosità dei singoli grandi signori territoriali, i quali difendono contro il capo della nazione loro prwilegi, le libertà provinciali; nelle une, insomma, si esalta lo spirito unitario e l'indipendenza nazionale; nelle altre lo spirito d'indipendenza locale. Quelle riflettono la realtà storica dei primi vigorosi re della razza merovingia e de primi potentissimi della razza carolingia Ciarlo Martello, Pipino, CarlomagnoV, queste riflettono la realtà storica della vita nazionale francese sotto i re fannulloni della prima e della seconda razza, quando l'antorità centrale era quasi svanita del tutto. E per quanto ci è dato arguire, le leggende sui pi in meroviugii devono aver aifluito sul ristabilimento dell'autorità regale accentrativa sotto i primi carolingi!, per fonders. poi e confondersi con quelle che sorgevano su questi carolìngii stessi ; così come le leggende sui signori indipendenti dei tempi dei re fannulloni merovingi devono aver contribuito a risvegliare l'amore d indipendenza nei grandi vassalli sotto il regime dei fannulloni carolingii, per fondersi poi con quelle che intorno ad ess, novellamente si venivano formando.
   2.° L' epopea carolingia fiorisce in Francia tra il mille e il milletrecento circa; e fiorisce in ambedue i ram delle sue leggende, ma con spiccata predilezione per il primo. Ed è questa l'epoca che vede risorgere in Francia l'autorità regale, per opera in ijpeeie di Filippo II Augusto (1180-1.223), mentre in Italia e in Germania si tentava dagli Svevi di restaurare l'autorità accentrativa dell'impero, e l'autorità regale veniva ristorata anche in Inghilterra per opera di Enrico II (1154-1189). E Sj badi che il fìorimento dell'epopea carolingia precede in questa età il iifiorue dell'auto: ità regale;, che l'ideale di Carlomagno era
   (1) Op. cit., p. 531.
   (2) Op. cit., p. 34,