l'orlando furioso li gli altri poemi del ciclo carolingio. 115
cano: si ricord, tra gli altri, Michele che ritrova la Discordia tra i frati, e Orriio, o la novella di Giocondo, e l'altra del nappo incantato, e le allegorie del mondo lunare. E in generale li può dire che per tre vie l'Ariosto corregga o tolga le esagerazioni e i controsensi cavallereschi dei poemi e dei romanzi dai quali attinge la sua materia: egli o riduce le proporzioni fantastiche de'suoi predecessori entro i limiti del reale e riaccosta all'umanità vera que' tipi trascendenti; o, non credendo di riuscire in tal riduzione, lascia il racconto tale e quale, c, come già aveva fatto il Bojardo, vi mette dentro un significato allegorico, che renda tollerabile l'inveì isimiglianza; o infine, specialmente quando si tratti di singoli luoghi, egli narra sul tuono de' predecessori e poi scoppia fuori improvviso con una frase umoristica, che salvaguarda quas, la sua superiorità d. umani ta del cinquecento di fronte ai romanzatori medioevali di Francia e nostrani.
Ecco qualche saggio d questi tratti umoristici.
Angelica è legata allo scoglio e sta per divenir pasto del mostro mai ino. E il poeta :
Chi narrerà l'angoscia, i pianti, i gridi, L'alta querela, che nel ciel penetrai Meraviglia ho che non s'aprirò i lidi.... Io noi dirò; che si il dolor mi muove Ohe mi sforza voltar le rime altrove.
(vili, 66).
Orlando s'imbatte nelle schiere di Trcmiscnne e assale Manilardo lor capo:
Re Manilardo al trapassar percosse. Fortuna l'ajutò ; che'l ferro crudo In man d'Orlando al venir giù voltosse. Tirare i colpi a filo ognor non lece ; Ma pur di sella stramazzar lo fece.
(XII, 83).
Orlando innamorato va cercando d'Angelica ; alla mente dell'Ariosto si presenta un troppo classico paragone ; ed egli Ad rimedia con un fino sorriso :
Cerere poi che dalla madre Idea
l'ornando in fretta alla solinga valle,
Là dove calca la montagna etnea
Al fulminato Encelado le spalle,
La, figlia non trovò dove l'avea
Lasciata fuor d'ogni segnato calle,
Fatto ch'ebbe alle guance, al petto, ai crini
E agie occh danno, alfin svelse due pini.
E nel fuoco gli accese di Vulcano
E dia lor non potere esser mai spenti :
E portandosi questi uno per mano
Sul carro che tiravan due serpenti,
Cercò le selve, i campi, il monte, il pioMO,
Le valli, i fiumi, li stagni, i torrenti
Tja terra e'I mare; e poi che tutto il mondo
Cercò di sopra, andò al tartareo fondo.
S'in poter fosse stato Orlando pare All'eleusina dea, come in disio, Non avria per Angelica cercare Lasciato o selva o campo o stagno o rio