LA VITA DI TORQUATO TASSO. 1)5
cligi, egli pensava di trovarvi occasione di esaltare Carlo V e i grandi di Spagna; poi, ribolle e passato al partito francese il Sansoverino, Bernardo rifoggiò il suo romanzo in onore di Enrico JI e di Francia; e alla fine, staccatosi dal suo principe e desideroso di riavere i favori di Spagna, egb rifece molte parti della composizione per inserirvi le lod di Carlo V, di Filippo II e dei grandi signori devoti all'impero e alla Spagna. Nè nei rapporti privati egli è più risoluto o più fermo che nelle cose pubbliche. Egli avea stabilito che Torquato, lasciate le magre lettere, si desse agli studi di legge; ma visto che il figlio preferiva la poesia, osò appena contraddire le tendenze di lui. Si dolse assai, appena seppe che Cornelia avea sposato un Sersale non nobile; ma le perdonò poi presto ogni cosa, sapendo che il marito era buono e abbastanza dovizioso.
Buono, adunque, ma mutevole di propositi era Bernardo; e il suo carattere ci appare riprodotto anche nella varia vita di Torquato.
Ottima donna e affettuosa era Porzia; ma timida e delicata. Giovinetta com'era, dipendeva in tutto e per tutto dal marito, e così insegnava al figliuolo la cieca devozione. Inetta a difendersi o soltanto a mostrar di volersi difendere contro la prepotenza dei parenti, essa cercò rifugio in un convento; dove la fibra delicata, mal resistendo a tant: rovesci, improvvisa mancò.
E questa eccess va delicatezza di fibra noi troviamo pur trasmessa da Porzia a Torquato.
Il quale ereditava adunque molta bontà, o anzi bonarietà e ingenuità di carattere; e insieme molta debolezza, molta eccitabilità. S'aggiungevano le doti speciali d' una fantasia infiammabile, e d'un corpo che nel troppo rapido sviluppo s'era alquanto fiaccato.
L'educazione infantile e i primi anni di libera vita furono tali da favo*, re lo sviluppo delle qual ;à men belle dell'animo suo. Era debole di carattere e infiammabile di fantasia: e tutte le lodi e gli onori gustati da bambino, da fanciullo, e negli anni della prima giovinezza, contribuirono ad esaltargli maggiormente il cervello, e impedirono che contro gli ostacoli della realtà egli aguzzasse le proprie forze e che nei fiotti della vita egli ritemprasse la fibra.
Il sentimento religioso, che, se vivace e profondo, può risaldare un carattere, era in lui alla superficie, quale gliel'avevano ispirato il padre, che sapeva servire equamente al mondo e a Dio, e quale gliel'avevano rifoggiato con le loro esteriorità i Gesuiti. Il Tasso non era debole abastanza per diventare un mistico; nè abbastanza forte per essere un libero pensatore.
Debole, irresoluto (1), ambizioso (2), oscillante tra rapidi e focos disegni e immediati e lunghi scoramenti; quest'uomo si presentava alla vita nella seconda metà del secolo XVI, tra una società colla quale troppo poco cgJi poteva accordarsi.
Noi abbiamo già tentato di accennare brevemente quali fossero le più spiccate tendenze della vita pubblica e della vita privata taliana in quella età. La vita pubblica era affatto in decadenza: il campo delle libere agitazioni politiche s'era venuto sempre più restringendo; dai piccoli e numerosi centri essa s'era raccolta nelle corti maggiori, per gran parte fuori d'Italia, e in queste corti stesse le cose pubbliche si agitavano e componevano tra un ristretto e geloso circolo di persone fidiss me al sovrano e alla sua suprema potenza. Naturai conseguenza di tali condizioni era che i migliori tra noi si svogliassero della vita pubblica: e i questo il Tasso, inetf sshno alle faccende politiche, non fece che abbandonarsi alle tendenze generali dell'età sua per trovarsene bene. Egli, tutto chiuso- nella sua persona che riguardava come sacra ai doveri superiori della poesia, non avea nè
(1) Lettere, IV, 108: « io sono irresoluto in tutte le cose »; I, 173: «quella irresoluzione la quale » è stata, e temo che non debba essere, la rovina di tutte le mie azioni »
(2) Lettere, III, 154.