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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO III.
   » rapito. Non è più tempo eli' io parli de la mia ostinata fortuna, per non dire » de l'ingratitudine del mondo, la quale ha pur voluto aver la vittoria di eon-» durmi a la sepoltura mendieo; quando io pensava ehe quella gloria ehe mal» grado di ehi non vuole, avrà questo seeolo da i miei seritti, non fusse per la» sciarmi in aleun modo senza guiderdone. Mi sono fatto condurre in questo mu-» nistero di Sant'Onofrio; non solo perehè l'aria è lodata da'mediei, più elio » cl'aleun'altra parte di Roma, ma quasi per comineiare da questo luogo eminente, » e eon la eonversazione di questi divoti padri, la mia eonversazione in eielo. n Pregate Iddio per me: e siate sieuro, ehe sì come vi ho amato ed onorato » sempre ne la presente vita, eosì farò per voi ne l'altra più vera, ciò che a la » non finta ma veraee earità s'appartiene. Ed a la divina grazia raeeomando voi » e me stesso ».
   Tra le pratiche religiose, alle quali prese parte eon fede vivissima, egli spirava il 25 di quel mese. E se ne eoronava il eadavere, sepolto poi in Sant'Onofrio.
   u Amici, questi è il Tasso,- io dico il figlio, Che nulla si curò d'umana prole; Ma fece parti più chiari che 'l sole, D'arte, di stil, d'ingegno e di consiglio.
   u Visse in gran povertade, e in lungo esiglio, Ne'palagi, ne' tempi, e ne le scuole; Fuggissi, errò per selve inculte e sole; Ebbe in terra, ebbe in mar pena e periglio.
   u Picchiò l'uscio di morte, e pur la vinse Or con le prose, or con gì' istessi carmi; Ma Fortuna non già, che 'l trasse a fondo.
   u Premio d'aver cantato amori ad armi, E mostro il ver che mille vizi estinse, E verde fronda', e ancor par troppo al mondo ».
   Così, per boeea di Antonio Costantini, giudicavano il Tasso i più benemeriti tra i eontemporanei. E noi tardi posteri, ehe abbiamo il vantaggio della prospettiva storiea, ehe giudizio faremo di lui, eome uomo?
   Certo la fortuna, ossia il caso irrazionale, avrà avuto notevole parte nelle sventure del Tasso; ma è pur eerto ormai ehe molte eause di esse si possono an-ehe chiaramente determinare studiando da presso il carattere del poeta e quello de' suo. tempi. Dal eonjlitto tra questi due fattori dovea neeessariamente der vare la sventura di Torquato.
   Procuriamo pi-ima di determinare il carattere del Tasso
   Torquato Tasso ereditava del carattere dei genitori. Bernardo era tutt'altro ehe una tempera d'aeeiajo. Buono era; non forte. A torto si vanta la sua fede eostantc al principe di Sanscverino. Al principe di Sanseverino egli mostrò molta devozione seguendolo nell'avversa, eoinc lo avea segreto nella amiea fortuna; ma è ben noto eom'cgli, stando aneora al lueroso servizio di lui, non fosse sordo alle lus'nghe di Gruidubaldo d'Urbino, generalissimo di Spagna, il quale gli faeeva sperare la restituzione de' ben eonfiseatigb. nel Regno e .1 favore reale e imperiale; fu solo allora anzi durante queste trattative, ehe il Sanseverino gli feee prima aspettare c gli negò poi i treeento seudi annui di pensione ehe, esule, seguitava a pagargli. E notevole è la faeilità eon eui Bernardo si piegava a dedieare a questo o quel principe i parti del suo ingegno. Neil' ideare e comporre il suo Amor