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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   LA VITA DI TORQUATO TASSO.
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   » de l'universo, la quale, amata e desiderata, tira a sè tutte le cose; e ti >1 conosceva come un principio eterno e immobile di tutti i movimenti , e » come signore che n universale provvede a la salute del mondo e di tutte 11 le specie clic da lui sono contenute. Ma dubitava poi oltre modo, se tu >1 avessi creato d mondo, o se pur ab eterno egli da te dipendesse: dubitava, » se tu avessi dotato l'uomo d'anima immortale, e se tu fossi disceso a vestirti n d'umanità; e dubitava d molte cose che da questi fonti, qua^i fiumi, derivano... » Pur m'incresccva dubitarne; e volentieri da sì fatti pensieri avrei richiamato » il mio intelletto, per sè stesso curioso e vago de l'alte e sovrane investiga» zioni; e volentieri l'avrei acchetato a credere senza ripugnanza quanto di Te » crede e predica la santa Chiesa cattolica romana. Ma ciò non desiderava io, » Signore, per amore che a te portassi e a la tua infinita bontà, quanto per >i una certa servii temenza che aveva de le pene de l'inferno, e spesso mi suo->i navano orribilmente ne 1 imaginazione l'angeliche trombe del gran giorno de' u premi e de le pene; e ti vedeva sedere sopra le nubi, e udiva dirti (parole u piene di spavento): Andate, maledett', nel fuoco eterno. E questo pensiero era >i in ine sì forte, che alcuna volta era costretto parteciparlo con alcuno mio amico » o conoscente: e vinto da questo timore, mi confessava e mi comunicava ne' u tempi e col modo che comanda la tua Chiesa romana; e s'alcuna volta mi pa-u reva d'aver tralasciato alcun peccato per negligenza o per vergogna, eh' io » aveva, d'avere in alcune cose di pochissima importanza vilmente operato, re» plicava la confessane, e molte fiate la faceva generale di tutti gì errori v miei (1) iu
   Per ben sette anni fu ritenuto il Tasso in S. Anna, ad onta delle sue tante supplicazioni ai principi e principesse di casa d'Este, agli amici di Roma e di Napoli, ai parenti di Napoli e di Bergamo, a tutti i regnanti d'Italia, allo stesso imperatore. E poiché non pochi letterati hanno dato libero campo alla fantasia nel dipingere le misere condizioni del prigioniero, è difficile orma: persuadere i tardi posteri che la prigionia del Tasso nulla abbia avuto di crudele, e che le sue stanze di reclusione fossero migliori di quelle che ai pazzi s'assegnano in ricche città del secolo XIX. Pur il fatto è fatto; e non si può negare. Ristretto e attentamente sorvegliato egb fu in vero soltanto nel primo anno e mezzo, quando d duca potè volerlo sul serio punire. Ma già nel dicembre del 1580 la prigionia gli era alquanto allargata; e nella primavera dell'anno seguente (1581) egli ebbe più stanze. In quell'anno stosso potè uscire a far visita alla bella Mariisa d'Este, cugina del duca, colla quale passò un' intera giornata; e a questo tempo gli era già concesso di ricevere molte graditissime visite. Nel 1584 egli ebbe facoltà d'uscire scortato da un cavaliere di corte, e di frequentare le chiese e assistere alle mascherate della città. Il litigio intorno alla Gerusalemme, inaspritoci in questo torno di tempo, non lo turbò gran fatto, ed ebbe anz >1 (vantaggio di attirare viemaggicrmentc su di lui l'attenzione d'Italia. E ai primi di luglio del 1583 riusciva alfine al principe Vincenzo Gonzaga di condurselo seco a Mantova, dove, il Tasso ebbe piena libertà.
   E impossibile ammettere che il duca Alfonso facesse custodire sì lungamente, il Tasso unicamente per il gusto di vendicarsi e (.i punire un'offesa personale. Se questo dovett'essere in parte il suo primo pensiero, non potè poi esser quello che lo consigliasse a persistere nel suo divisamento. Egli, il duca Alfonso, come tutti i contemporanei dovett'essere veramente persuaso clic il Tasso avesse uter-valli di pazzia, e chc fosse quindi pericoloso per lui e por gli altri, e per sè fastidiosissimo, il rilasciarlo senz'altro in libertà.
   E che il Tasso sia stato pazzo davvero non è lec.jo ormai di dubitarne seria-
   (1) Lettere, li, 15-6. Lettera del 15 aprile 1579.
   {2) Serassi, II, 6Q.