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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   LA VITA DI TORQUATO TASSO.
   89
   » ninamente aeeonaontire ed acquietarsi a laseiarsi curar dai mediei per sanar v l'umore (1) ™ E Torquato, pur d'essere alla sua eorte, si rassegna a laseiarsi purgare; e rieecolo a Ferrara.
   Noi abbiamo sufficienti indizii per erodere che di ritorno a Ferrara egli fosse sulle prime trattato assai meglio ehe non facesse presumere la secca e nojata lettera del duca, di cui abbiamo riferito la parte meno dura. « Il duea , scrive d n Tasso, avvedutosi . . . ehe in quella parte ehe appartiene alla sufficienza avea » fatto' eonectto nferiore a'meriti miei, pensò chc si convellesse alla sua gran-n dezza il riconoscer largamente quello che tardi avea eonoseiuto (2) n c compensare eolla <•• soprabbondanza del rieonoscimento la tardanza del eoncseimento. Forse Alfonso, obbedendo anch'egli a subita reazione e trovando d Tasso reduce molto più sano e saggio che non gliel' avesse dipinto la stizza c 1' altrui maldicenza, feee allora al poeta l'offerta, ricordata dal Manso (3), del governo di Modena. Ma i'. Tasso per paura dell' u invidia cortigiana » e pei ehe non a ti eredeva intieramente capaee di que' favori che voleva il duca versare con sì larga liberalità (4) » in lui, rifiutò, mostrando inveee desiderio di vita latinamente oziosa. E il duea gli offre allora di viversela a tutto suo agio in corte, e lo dissuade anzi dalla troppa applieazione, comc nociva alla salute. Ma il Tasso , morbosamente sospettoso, crede lo si voglia avvilire con quel genere di rita e tramutarlo agli I alloggiamenti di Epicuro, ove nè Virgilio, nè Catullo, nè Orazio, nè Lucrezio stesso, albergarono giammai (5) ».
   Ed eeeo il Tasso di nuovo fuggiasco e pellegrino per Mantova, Padova e Venezia; ceeolo ad Urbino dove pare deva trovar pace e vita lieta eoli'anti ìo suo condiseepolo, ora duca, Francesco Maria della Rovere; eeeolo sospettoso anche dell'Urbinate, chc erede d'accordo cogli Estensi, errare alla volta di Torino, e tentare il favore dei Bjincipi di Savoja. A Torino lo si aecoglie convenevolmente; e gli si offre modo d. vna agiata e tranquilla. Ma la u carità di signore ma l'amor del suo poema, inedito aneora, ili eui manoscritto migliore era rimasto agli Estense; ma l'amore alla vita antiea; ma la sua fatalità lo ricospingono alla volta di Ferrara.
   S'era al principio del 1579; e grandi feste si preparavano a Ferrara per il terzo matrimonio del duea Alfonso, che sposava Margherita Gonzaga figlia del duca Guglielmo. La sposa novella doveva fare l'ingresso solenne il 23 febbrai j; e il Tasso eh'era eomparso la prima volta a quella eorte in oeeasione d'un altro matrimonio del duea, e avea partecipato delle feste comuni, quasi fatte per sè, si lusingò in eerto modo di rinnovare tutta la sua vita, di tornar da capo, d' obliar tutto; e con più saggezza rimettersi nella corrente della vita. Insiste quindi cogli amici di Roma, ehe gli ottenessero il perdono degli Estensi; e, benché sconsigliato dagli ospiti torinesi, fidando in frasi poeo esplicite dell'Albano, egli partì alla volta di Ferrara, dove giunse il 20 febbrajo.
   Qui a trova dappertutto preparativi, sontuos. apparati, musiche, masehere, » ehe corrono per le vie. Smunto, ischeletrito, il cuore straziato dall'avvoltojo che » lo divora, egli erra, eome un fantasma, tra quella folla inebbriata di agita? :>ne » e di gioja. S'avvieina al palazzo e contempla con oeehio torvo quelle mura n magnifieamente addobbate ehe l'hanno dimenticato... Son io! Sono il Tasso!..
   Checehè egli dica, esce non lo rieonoseono, Questi luoghi, testimoni della sua
   (1) Lettere, I, 233.
   (2) lettere, I, 280.
   (3) « Volle il duca Alfonso mandarlo al governo di Modena, forse a persuasione degli emuli di » Torquato, o per fargli, com' è uso de' cortigiani poco amici, il ponte d'oro, o per riporlo in luogo, » ov'egli, poco avvezzo in simili affari, venisse in qualche modo a scemar d'opinione. Ma egli rifiutò...», Op. cit., p. 240.
   (4) Lettere, Ib.
   (5) Lettera, I, 282.
   Casello.