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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   yj. CAPITOLO ni.
   se la corte, se il mondo non sapranno soddisfare tutte le sue aspirazioni, tutta la sua vanità! Ed egli aspetta premii ben grandi, tanto grandi che dubita ormai la corte di Ferrara non glieli possa somministrare: il poeta d'Italia, il nuovo Virgilio sente già il bisogno d'un'altra vita, in un ambiente diverso, a Firenze o a Roma, nella patria della lingua e della civiltà nuova , o nella patria dell' antica. Forse un solo e massimo premio (1) potrebbe legarlo per sempre a Ferrara, potrebbe fargli dimenticare d'essere l'autor del Goffredo, per ricordargli solo d'essere l'autore d'Aminta: il premio dell'amore sicuro di Silvia, il sentirsi sollevato alla pari co' Principi che l'hanno accolto e protetto, l'avere anch'egli la sua corte tutta intenta a rendergli onore. . . .
   Con queste idee, con questi sogni in testa, egli si preparava a pubblicare il poema.
   Ma, se, pubblicato il poema, la S. Inquisizione lo trovasse contrario alla morale o al dogma cattolico? E se i critici nasuti trovassero a ridire sull'orditura della favola, sull'introduzione del soprannaturale, sullo stile e sulla lmgua? E il Tasso, che vuol procedere sicuro, delibera di sottoporre i canti del suo poema, a mano a mano che li viene ripulendo, alla revisione d'alcuni buoni e valorosi amici che ha in Roma: Scipione Gonzaga già suo compagno di studii a Padova; Luca Scalabrino, suo buon amico ferrarese, e Flaminio de' Nobili che gli dovea dar lume nelle questioni di teologia; e Angelo Bargeo, che stava poetando sullo stosso soggetto ; e infine Silvio Antoniano, molto influente alla curia pontificia ed intimo della S. Inquisizione.
   Allora cominciarono per il Tasso le amarezze, che la sua fibra, debole per natura e indebolita dal modo di vivere, non era preparata ad affrontare.
   Gli amici romani, o per amore della fama di lui, o per isfoggiare la propria dottrina critica, o per iscrupoli religiosi, cominciarono a fare le loro osservazioni sul poema, a farne vedere il lato debole, a sollevare difficoltà piccole e grandi; e soprattutto a mettergli scrupoli sulla moralità della composizione. Il Tasso si schermisce alla meglio; trova che in più punt hanno ragione; che fanno delle obbiezioni le quali erano già passate per la mente anche a lui; corregge o promette di correggere; rare volte s'ostina nel suo pensiero; procura di compiacer tutti quanti.
   Ma intanto l'anima sua comincia ad essere amareggiata: egL irascibile, s impazienta come un bambino del male che s'è tirato addosso ; prevede chiaramente che l'opera non potrà essere pronta nel settembre; che quindi l'effettuazione de' suoi sogni sarà differita d'un bel tratto.
   E c'è di peggio. A corte, 1' invidia gii è cresciuta contro col crcscere della fama, del merito reale e di quello che .1 poeta presumeva di sè stesso. Il favore sempre più largo dei Principi toglieva pur il sonno ai rivali; e molti stavano in attesa della occasione opportuna per vendicarsi, per oscurare il giovine presuntuoso, che cominciava a trattarli dall'alto in basso. Qualche cosa comincia a trapelare delle critiche romane; e i cortigiani ne sono lieti come di propria ventura, e fanno ogni prova per saperne il preciso tenore e propalarle, e gettar a terra il poema prima che sia pubblicato. Lo Scalabrino , certo in buona fede, comunica qualche parte del Goffredo allo Speroni, invido e criticante per passione; un amico infido sottrae al Tasso qualcuna delle lettere romane; a corte pare che qualche altra gliene venga aperta. Quindi le parole sussurrategh alle spalle, le occhiate e i cenni significanti; e quindi un rodimento, una irritazione del Tasso, che ammette eli poter essere giudicato e corretto dai giudici romani, ma non dagli ignoranti della corte ferrarese; che teme di perdere, coll'aureola poetica, il favore delle principesse e del principe; e comincia ad essere scontento di tutti.
   (1) Non oseremmo dire elio a quesLo premio si accenni nella lettera 58 a Scipione Gonzaga. (Volarne 1; png. 110).