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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   LA VITA DI TORQUATO TASSO. 83
   Un desiderio, inconscio forse, lo tormentava tra mezzo gli spassi e le feste continue: un desiderio di pace e d'amore; un'oscura aspirazione a rendere stabile e fe mo eie (he era il godimento d'un istante; la speranza di vincere qualche ala resistenza e di bearsj poi in quell'idillio di principi ossequenti alle leggi di natura ile leaù degl'ignari pastori: e YAminta gh coloro nella fantasia troppo facile alle ardue speranze. La favola ben presto cominciò ad ammars, nella sua mente, ad ornarsi nelle sue carte; e nel 1573 essa veniva rappresentata con plauso
   itifiniijO COirtiG
   C'era 'orse chi aspirava ad effettuare, almeno in parte, il sogne del poeta ; ma ion era c lei che il poeta aveva sognati e che invece parve c fondersi (Mie , -oppo chiare allusioni o dei commenti dei cortigiani. Leonora si mostro più riscr-bita del sdito; mentre per contro Lucrezia, che già da tre anni era andata 3p< ,a invita invHo a Francesco Maria della Rovere, l'antico condiscepolo declasso p -e-ò il festeggiato poeta di andarle a leggere VAmmta e alcune parti già finite del° Goffredo tra le delizie di Pesaro e di Castel Durante; e, largamente regalato,
   10 riaccompagnava poi a Ferrara, dov'essa veniva a fuggire la noja d un marito, che non l'amava, e d'una corte che l'odiava perchè inetta a dare al principe un
   Cied    11 cuore Iella buona, ma fredda Eleonora. E intanto, sia per distrar 1 animo da un pensiero che lo cuocesse, sia perchè ormai avesse preso gusto alla dissipazione, ci partecipava volentieri alle feste di corte, che nell'anno seguente furono più splendide del solito. Il 30 maggio 1574, infatti, era morto Carlo IX, resos infame colla S. Barthelemy, e a Ferrara cominciarono le dimostrazi mi di lutto; alfe quali tennero dietro immediatamente le feste per onorare il fratello di Carlo IX, Enrico, che lasciava il trono di Polonia per quello di Francia. Il duca Alfonso, seguitato dai suoi gentiluomini, tra i quali il Tasso , andò ad incontrare il regale nipote fino a S. Daniele del Friuli, gli tenne compagnia tra gli spassi di Venezia e volle poi che si fermasse a gustar nuove feste in Ferrara. E d giovine lasso si lasciò andare, nella calda stagione, alla foga dei divertimenti; dei quali la iva gracile tempra ebbe presto a risentire gli effetti. Soffri tujjto il luglio di febbre, che gli si rinnovò nell'inverno: e per qualche tempo ci fu costretto a lasciar da parte 1 poema.
   Se n- i che la primavera lo ridesta alle feste ed al canto: 1 ombra leggiera di malessere che avea oscurato la sua festosa esistenza di cortigiano ) di poeta era scomparsa; ed egli con crescente ardore si diede alla coi» none ed «ali ultima politura del poema, elio sperava di potere stampar nel settembre Che festa, cuo ebbrezza! oual degna vittoria egli doveva aspettarsene! Egli la pregustava colla fantasia, ci s'infiammava dentro; e il travaglio del pensiero e della fantasia cominciavano di tempo in tempo a turbargli la mente, a renderlo delicato, debole, suscettivo: il suo cervello si logorava nel troppo lavoro, come la sua fibra fisica s'era in parte logorata nel troppo focos godere. ,
   Il Tasso a questo momento è al culmine della sua felicita. Finora egli e passato di trionfo in trionfo, dalle carezze de' genitori a quelle de' maestri, e da preste a quelle de' parenti, dei Principi e della corte. Egli ha goduto, troppo óoduto ; si è troppo avvezzo a veleggiare col vento in poppa, a veder ellottuatc e sue più ardimentose speranze. Egli ha appena trentun'anno e può considerarsi come il più grande poeta del tempo, già può accarezzare il pensiero d'osse.-e il primo ed unico poeta epico d'Italia, d'essere il Virgilio del rinascimento. Guai a lui^ se m questo momento di massima esaltazione gli sopravvenga qualche grave difficoltà; guai,
   (1) Lucrezia d'Este aveva ben quindici anni più del marito.