80
CAPITOLO III.
sulle prodezze di Amadìgi nella primavera dell'anno precedente; e tra le carezze della giovine e bella sua Porzia e tra i sorrisi della piccola Cornelia, primo frutto del loro amore, e le speranze di un figlio che ereditasse tutto il valore e la fama paterna, avea passato i più deliziosi momenti della sua vita. Egli non potè, invero, assistere Porzia nelle ansie e nei gaudi- del nuovo portato: ma reduce dalle noje del campo c della corte imperiale, egli tanto più si beò, nella ridente Sorrento, dell'aspetto intelligente e serio del bambino, a cui la madre già da più mes. aveva insegnato il caro nome di babbo (1).
Torquato venne su in una festa continua: festa della madre, sempre assidua col piccino chc le rendeva le sembianze dello sposo cui spesso allontanavano i doveri dell'ufficio; festa di Bernardo, chc nel tempo chc potea dedicare alla famiglia e goderne, cercava di rifarsi dei giorni perduti; festa di quanti lo conoscevano, e rimanevano incantati di così precoce sviluppo fisico e intellettuale, e già nel prosperoso infante presagivano il grande uomo futuro.
A tre anni, à Salerno, il ragazzino s' era già messo agli studi, guidato dal buon ajo don Giovanni Angcluzzo, sempre mite e compiacente non meno di Porzia e di Bernardo. E '1 piccolo studioso, affollato dalle lodi dei genitori e dell'ajo, avrà cominciato a pensare gran coso di sè.
A Napoli, dove Bernardo avea dovuto trasferir la famiglia, Torquato fu messo a sctt'anni alle scuole allora allora istituite de' Gesuiti, ch'egli potè frequentare per ben tre anni, dimostrandovi uno zelo .rraordinario. E gli accorti Padri seppero assai bene accarezzare l'infantile ambizione di Torquato, ammettendolo, a ott'anni, alla prima comunione; e ben presto facendogli credere, con que' loro metodi meccanici, di conoscere, a dieci anni, il latino ed il greco,
La vita festosa di questo fanciullo parve doversi turbare quando la sventura venne improvvisa a visitare Bernardo nel 1551 ; il quale, per serbar fede al suo principe, dovette andarsene in esiglio e lasciare alla discrezione di avari parenti Porzia e i due cari figliuoli. Ma Torquato non se ne può esser commosso gran fatto, tutto immerso com'egli era ne' suoi studii, tutto invaso dall'ambizione e dalla nascente vanità del oapere. E le relative strettezze che ne provenivano alla famiglia certo non si saran fatte troppo sentire a lui, piccolo idolo della madre; e i bambini sono per norma gli ultimi ad accorgersi delle angustie economiche c morali di casa loro. Hanno ben altro per il capo.
E poi già nel 1554 l'ammirato e ambizioso gioviuetto era tolto a quella precaria condizione; che il padre venuto a Roma per poter meglio provvedere alla famiglia, se l'era fatto venire a sè, mentre la povera Porzia con Cornelia avea dovuto ricoverarsi in un convento. E a Roma Torquato fu compensato della lontananza della madre dalle cure raddoppiate del padre, che gli diede un buon maestro, pur lasciandogli a' fianchi 1 indulgente Angeluzzo, e insieme un compagno d. studii 'n un cugino bergamasco, un po' duro di cerv'ce, al paragone del quale Torquato aveva occasione d facili vittor e e compiacimenti.
Due anni più tardi (1556), ardendo la guerra tra la >agna e il papa Paolo IV fautor de Francesi, Roma non parve rifugio sicuro per il piccolo Torquato; c Bernardo, mentre ancli'egJ s pi eparava ad andarsene, mandò il figliuolo a; parenti di Bergamo^ dove Torquato ebbe nuove feste e'carezze e ammirazioni, chc gli fecero scordare l'assenza de. genitori.
Finita appena questa specie di vacanze, nuoj onori gl furono preparati : il giovinetto fu chiamato nell'aprile dell'anno seguente (1557) ad Urbino, alla corte di Gruulubaldo II della Rovere, generalissimo di Spagna, il quale aveva offerto un sicuro i .fugio a Bernardo, e si proponeva di staccarlo dal Sansevenno e da
(i) Il Manso, p. 21, aflerma clic il Tasso, appena uscito dal sesto mese, cominciasse « non pure à snodar la lingua, ma a favellare eziandio, e per sifatta maniera che non fu mai avvertito ch'egl' balbettasse »,