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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   LA VITA DI TORQUATO TASSO. 79
   appar logica e chiara in sò stessa; e al tempo stesso in perfetto accordo coll'am-biente del tempo.
   § 5. — Torquato Tasso (1).
   Un grande poeta, a cui la sorte non troppo sorrise, ha sentenziato che Die weltgeschichte i&t das iveltgcricht (2);
   che la vita stessa è premio o pena alla vita; che ognuno è l'artefice della propria fortuna o della propria sventura; e che insomma ognuno gode o soffre quel tanto che intrinsecamente gli conv °.ene godere e soffrire.
   Noi non vorremmo troppo recisamente ripetere, per conto nostro, la rigida sentenza dello Schiller; che anzi amiamo temperarla col concetto del fato greco, col concetto, cioè, dell' esistenza di forze o irrazionali o superiori alle forze umane individuali e sociali, forze che immeritamente talvolta portano in alto l'individuo e le società, e alle quali l'individuo e le società talvolta soggiacciono senz ombra di colpa. Nè di questo concetto vogliamo abusare, riversando comodamente, lamentatoti perpetui, la colpa d'ogni nostra sventura sul caso, sulle irresponsabili stelle: l'ideale dell'equo apprezzamento consisterebbe per noi nel saper fare a tutti e a ciascuno la sua parte; e in ogni gioja e in ogni dolore, in ogni vittoria e in ogni sconfitta, saper distinguere i divers fattori; e dare all'indivìduo, alla società e al cosmo, ciò che al cosmo, alla società o all'individuo appartiene.
   Il tipo dello sventurato, indegno della propria sventura, è per molti ancora Torquato Tasso : vittima, fu detto e ripetuto, della ingratitudine de' Principi, della pedanteria de' grammatici, e dell' inesorabilità dell' inqu:'spione. Ma, veramente, non sarebbe egli stato piuttosto vittima, o in tutto o in parte, di sò stesso ? Non sarebbe stato egli stesso l'artefice troppo industre o necessario de' proprii mali, o di gran parte di essi?
   Spetterebbe appunto al biografo di scernere e determinare quali tra i fattori della vita or lieta e spensierata, or malincotica e tetra di T. Tasso, sieno da trovare in lui stesso, nelle qualità ch'eg i ereditava dalla famiglia e rn quelle acquistate coll'educazione; quali si possano additare nelle speciali condizioni dell'ambiente sociale in cui gli è toccato c1 vivere ; e quali infine sieno da cercare nell'imperscrutabile fato.
   Quest'opera di scernimento non è certo troppo facile, nè sempre è possibile : e noi dobbiamo contentarci di miraRn come ad alto ideale, a cui vorremmo, se non giungere, accostarci d'alquanto. Per tentarla, noi narreremo dapprima le vicende principali della vita di Torquato, qual ci appajono rispecchiate specialmente nell'epistolario, ìiserbando alla conclusione del npstro discorso alcune con-siderazion. geneiali.
   A Sorrento, u città da Napoli poco lontana, tanto piacevole e deliziosa che i poeti finsero essere stata tlbergo delle siienc (3) », nasceva Torquato l'il marzo del 1544 nella stagione molle e voluttuosa, propria a far prosperare anche i barn-1 bini meno robusta II padre Bernardo v si era ritirato a poetare sull' amore e
   (1) G. B. Mànso, Vita di Torquato Tasso ; Roma, 1631. — P. A. Serassi, La vita di T. Tasso ; Bergamo, 1790 (seconda edizione). — F. D'Ovidio, 11 carattere, gli amori e le sventure di T. Tasso ; Milano, 1877 (riprodotto nei Saggi critici, Napoli, 1879, p. 185 seg ). — P. L. Cecchi, T. Tasso e la vita 'tatiana nel secolo XVI; Firenze, 1877 — Sopra tutto ci serviamo della ottima pubblicazione di Cesare Guasti: Le lettere di T. Tasso disposte per ordine di tempo ed illustrate; 1853-55, in cinque volumi,
   (2) Fr. Schiller, Besìgnation.
   (3) B. Tasso, Lettere, I, 174; citato dal Serassi, I, 23,