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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO III.
   «jelium appellamus » ; e sentendo proferir chiaramente le parole: Petre, sequere me! egli ai credette ehiamato direttamonte da Dio; ed aceettò (1).
   Ancora quell'anno egli si reeava a Roma; il 21 dicembre veniva sacrato sacerdote; e nel Natale diceva la sua prima messa, a Vedete quanta mutazione ha voluto N. Signor Dio chc sia di me! (2) ». Ma non era egli l'antico esaltatore dell'amor platonico, l'invoeatorc di quello spirito universale ehe unisce i euori mediante la bellezza, e ehe i credeut. chiamano lo Spirito Santo?
   Entrato nella nuova vita, egli ne fu degno del tutto. Consaeratog agli studii sacri, imparò l'ebraico, studiò la bibbia, c s diede ad csereizii di pietà religiosa.
   E la sua carriera eeclesiastiea ebbe rapidità pari a' meriti straordinani. Nel 1541 (21 luglio) egli fu fatto vescovo di Gubbio, dove potè recarsi solo due anni dopo; c poiché le spese della splendida v'ta eardinalizia superavano i redditi pur cospieui dei benefici, il Bembo fu trasferito l'anno dopo (1544) dal veseovato di Gubbio a quello più pingue di Bergamo.
   Un'ultima e segreta ambizione tormentava il Bembo in questo suo seoreio di vita. Avrebbe egli la fortuna di raggiungere il grado supremo che a mortale sia dato sperare? Sarebbe egli il predestinato successore di Paolo III? Gli amici lusinghieri, e la più lusinghiera vanità voleano, d] tempo in tempo, farglielo sperare. u Ho veduto (egli scrive al nipote Giovammatteo), quanto dite che v disse » di me quella Santa Monaea di Zara, Madonna Suor Franceschina, già anni « sei. Certo ehe quelle sue parole mi hanno eommosso assai (3) ». E di nuovo: u Ho letto con piacer quello, che vi ha fatto scriver Madonna Suora Fran-» eeseliìna; ve ne ringrazio; faccia N. Sig. Dio tutto quelle ehe torni a laude » ed onor di Sua Maestà (4) ».
   Il Bembo neordava, un po' ridendo e un po' seriamente, eh' egli era nato sotto Giove, e destinato quindi a grandi eosc; ehe quando il Papa gli diede il eappello eardinal'zio, si era rivolto a lui colla frase evangelica: Petra, sequere me! e ehe infine quando egli era entrato in Roma, il Papa aveva detto: Ora entrail nostro successore! (5). Ma quella benedetta Suora FrancescLina, presa alle strette co' suoi sibillini profetamenti, aveva sentenziato: esser egli tanto lontano da ciò che sperava, quanto il c'elo lontano dalla terra (6). E la speranza si affievoliva.
   E il Bembo infatti moriva a Roma il 18 gennaio 1547, tre anni prima di Paolo III.
   Cuor nobile e buono, ma senza troppo \igore; ingegno eletto e coltissimo, ma privo della scintilla divina: cgl: si è prestato nella sua vita, come nelle sue opere letterarie a dileggi e ad ammirazioni egualmente infondate. Noi abbiamo cercato di mostrarne il lato buono, senza nasconderne il cattivo; e ci siamo sul Bembo soffermati eon eompiaeenza, perehè esso, al pari dell'Ariosto, n quel vituperato cinquecento, eoi suo carattere fondamentalmente buono s rileva in un modo inaspettato.
   La sua vita, inoltre, molto meglio ehe non quella dell'Ariosto, sì presta a farei eonoseere il mov.mento degìi spiriti nell'età ehe fu sua. Lontano dalle esa-gerazion d'ogni maniera, alle quali contrastava il suo naturale, cgl ei mostra quasi la media del movimento negativo del prineip*o del seeolo, e della reazione ehe gli. si ir ziava eontro nel terzo e quarto decennio.
   La vita del Bembo, più forse ebe la vita di nessun altro nostro letterato,
   (1) Op. cit., p. 71
   (2) Lettere. V, 230. Lettera al nipote Giovamm.atteo Bembo.
   (3) Lettere, V, 244 (Lettera del febbrajo 1552).
   (4) Ib., p, 253 (Lettera dell 8 dicembre 154?).
   (5) Lettere, V, 988-8,
   (8) Ib.