LA VITA DL PIET.RO BEMBO.
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Siccome più di me, nessuno in terra Visse db suoi pensier pago e contento Te qui tenendo la divina cura • Così cordoglio eguale a quel, cKio sento, Non fé' giammai sì dispietata e dura ha spada, che suoi colpi non misura, Quant' or a me, eh in un sol chiuder d'occhi Le mie vive speranze ha tutte estinto (1).
E ne conservò poi sempre dolce e gradua memoria,.
Ma nuovo modo di v.la stava ora per cominciare.
Quando nei 1535 il Bembo perdeva la sua Morosina egli contava già sessan-tacmque anni; e se già da un buon pezzo la sua Vita nulla più aveva avuto di troppo mondano, ora essa s fece dignitosa e severa, e parve informarsi, a quel rinato sent' nento di religiosità che nel secondo quarto di quel secolo occupò l'animo di molti fra i nostri migliori.
Non avea il Bembo nò la tempera del libero pensatore, nè quella del n stico ardente: ma più di questo che di quello teneva; e, come tutti i mediocri desti nati più a r .entire la spinta della loro età, che non a farsi ess stes0l iniziatori di moti novelli, il Bembo accompagnò assa nettamente, t.epido e passivo, puma il movimento scet. co e umanistico dell'età, e poi l'altro credente e mistico, che ne cos! tuiva la naturale reazione.
Non potrà quindi parer strano che Paolo III desideroso di onorare la porpora con persone stimate per studii e bontà, mettesse gli occhi sul Bembo, consigliandolo a ciò il pio cardinale Gasparo Contarmi e la non meno ] igida e piai Vittoria Colonna. L'alto onore doveva essergli conferito ancora nel Natale del 1538; ma appena se ne sparse la nuova non mancarono gl'invidios o i pus db' che ricordarono tutte le giovanili leggerezze del futuro porporato, e fecero soprassedere il cauto pontefice.
Il Bembo, benché avido d onorificenze, pur volenneri avrebbe rinunciato a questa affino di conservar la sua pace studiosa d Padova, u Poi che da Roma (egli » scrT,e a mad. Elisabetta Quirina) novella alcuna non è venuta appresso le pri-» miere, agevolmente la bisogna s. volgerà in altra parte, ed io rimarrò, quale » io m sono, cosa, che ogid dì, ogni ora più desidero.... La qual cosa se av-n verrà, vi priego non solamente a non ve ne turbare, ma ancora a sentirla vo-n lentieri, siccome la sentirò io. Qual più bella e cara cosa può essere ad uno >? animo non ¦ ile, che la libertà, la quale in quel grad.o s perde? Oltra che il n convenire altvi mutar tutto l'ordine della sua vita non vituperevolmente con') dotta negli an; i più mitur per qual si voglia accidente al quale ogni volgare » aspirar può, è cosa non solo nojevole, ma insieme anche e disagevole e dispet-» tosa. Senza che, mutando io luogo, convengo lasciar qui le più care cose che io » in questa v 'a ho, per le men care. Vi giuro per solo Iddio, ch'io non posso n impetrar da me d. mutare stato volentieri (2) ??.
Pure, sentendo che altri gli voleva contrastar quell'onore e glielo contrastava colla calunnia, eg] credette suo dovere ribattere le accuse, scrivendo agli amici di Roma e al Papa stesso; il quale il 24 marzo dell'anno seguente lo pronunciò cardinale, e gliene inv'ò le nsegne.
Narra il Casa che la grande notiz.a gli venne recata dall'amico Carlo Gual-teruziù; e che egl sulle prime rifiutasse; ma che, stretto poi dagli amie: entrasse in una eh asa mentre l prete leggeva sull'altare quella u historimri n che u evaiu
(1) Canzona VI, Donna de' cui begli occhi alto diletto,
(2) Over e, III, 333.