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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   70 uaijitolo ih.
   » in praesentia mmus reprehenditur, in posterum quoque tolerabiie concassumque » l'nc arbitrantur; atque omnino apud omnes gentes etiarn quae natura gravia n snnt, fieri consueverunt moribus leviora (1) ». E mentre più d'uno, sul principio del cinquecento, avrebbe trovato strano che un gentiluomo veneto sposasse una Morosina, raccattata sul lastrico di Roma, nessuno o solo pochi devot- avrebbero trovato necessario che, per decentemente convivere, egli avesse dovuto sposarla. Ai figli era provveduto mediante la legittimazione.
   L'affetto del Bembo per la sua donna parve aumentasse cogli anni di convivenza, e specialmente allorquando la Morosina cominciò a soffrire di febbri periodiche, e quando alla fine ella, giovine ancora di appena 36 anni, dovette soccombere nel 1535 (6 agosto).
   A Trifon Gabriele, amico della giovinezza, che gli aveva tenuto compagna fino in Sicilia, e che abitava allora in una villa del Padovano, egli scrive agli 11 di quel mese: ci Quello chc m'avete scritto, caro il mio M. Trifone, sopra la » morte della Morosina, che vi debbo io rispondere, se non questo, che quello » che può in cotali avvenimenti adoperar la prudenza d'un vero e buono e sag-» gio amico e fratello con l'altro, avete voi meco adoperato! che m* avete al->7 leggerito non poco il dolore, che io n' avea molto ragionevolmente preso, 2 umanamente parlando e non così da filosofo platonico e divino come avete voi meco ragionato. E conosco, che e bene in sè il non si crescere il danno, ed ag» giungere al male con lo stemperarsi e addolorarsi, come dito, nelle cose chc » trasformar non si possono, ed una volta rotte non hanno rappiccatura. Ed ic » ho voluto così far da me, prima che io ricevessi le vostre lettere, moderandomi » col rileggere delle cose, che gli antield scritto hanno a consolazione de' suoi. » Ma ciò era poco, e tosto chc io lasciato avea il libro, ed alla memoria mi tor-» uava, che io perduto avea il più dolce verso me animo, e quello, il 'quale via » più avea della mia vita cura, e via l'amava e tenea cara maggiormente, chc » cgl la sua medesima non facea, e che era così moderato e così sprezzante i » soverchi' abbellimenti e adornamenti, le sete, gli ori, lo gemme, i tesori mede» simi, solo solo contentandosi e tenendosi pienamente felice dell' amore che io » gli portava; e poi quello animo, il quale era delle più belle e leggiadre e di» licatc membra vestito, e della più dolce e di tutte le grazie ripiena vista e » aspetto illustrate, che forse in queste contrade a questi tempi vedute si siano, » non potea non dolermi e rammaricarmi delle stelle, che e me di lei, e lei pri-» vata avessero del godere la sua così innocente vi a e così degna di bastar » sempre, almeno per onorar sola col suo valore e con la sua bellezza l'altre » donne che vivessero.... La noja, che nel principio delle vostre lettere mi di» mostrate aver presa di questa morte, cosa nuova non m'è, sapendo io e quanto » voi amavate questa bella e valorosa donna, e quanto eravate amato e onorato » da lei (2) ».
   Che se qui il dolore dell'amante e impacciato nella sua espressione dalla vamtà del retore laAineggiante nel costrutto e nelle parole, più senapi ;emente egli sapeva anche scrivere al nipote Giovammatteo: u Ho veduto per le vostre lettere il » dispiacere che avete preso della morte della Morosina, insieme con Marcella, e » certo sono che così sia, come dite, sapendo quanto la poverina e amorevole vi » amava, ed io nel vero non so di aver mai avuto il maggiore (3j ».
   Parecchi sonetti, dove tuttavolta noi troviamo più retorica che sentimento, servirono a sfogare il dolore del Bembo, e nt eme a s oli e u care la sua vanità di Petrarca redivivo. E ancora quattro anni dopo, mentre gli stava per posare sul capo l'infula cardinalizia, per la Morosina egli componeva una canzone, in cui ò detto :
   (1) Op. cit.., p. 63-4.
   (2) Lettere, III, 35-7.
   (3) Letteve, V, 233 (Lettera del 23 dicembre 1535),