LA VITA DL PIET.RO BEMBO.
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studii prediletti non erano il solo argomento della sua felicità. Affetti più intimi e più sani, quelli di padre e di quasi marito gli rivelarono nuove fonti v di godimento anche nei modesti e talvolta angusti recessi della propria casa. È questo il luogo di dir qualche cosa de' suoi rapporti colla tanto bella quanto buona Mo-rosina.
Negli allegu convegt: di Roma aveva il Bembo conosciuto una ragazza, ancor giovinetta; e se n'era compiaciuto, e l'aveva presa con sò. Si chiamava Morosina o Morosina, non sappiamo se di casato, o per il colore del viso, o perchè fosse la u piccola amorosa » del gentiluomo veneziano. Di nobile casato (1) non era; nè forse aveva goduto istruzione alcuna. Ma aveva l'ingegno e l'anima aperta: e la nobile compaglua del Bembo ne sviluppò tutti i buoni germi di virtù; e così ben presto l'amante restò invaghito non solo della bellezza- di lei, ma anche dell' opera propria educativa.
Noi non sappiamo tuttavia che a Roma i rapporti fra i due assumessero quell'intimità piena di stima, che li informò più tardi. A Roma forse era troppo viva ancora la memoria delle condizioni in cu 1 Bembo l'aveva conosciuta ; nè in quella folla di allegai viventi sarebbe stato tollerato ch'egli prendesse troppo sul serio il suo affetto per la povera giovinetta. Ma dopo qualche anno di convivenza, egli le era orimi indissolubilmente legato; e nel 1519, quando venne per poco tempo a Venezia, egli la condusse con sè, la tenne liberamente u casa propria, e la feco a tutti conoscere come sua cara e rispettata compagna. E a' suoi parenti e a sè stessa la lasciò poi quando sulla fine di quell'anno dovette tornare per qualche tempo a Roma: di dove, 1 26 giugno dell'anno seguente (1520), egli scrive al nipote Giovammatteo a Venezia : u Vivete tutti allegramente più che » si può, ed amorevolmente. Piacemi che vi troviate spesso in casa mia con Ma» donna Mor., c che ella ancora vegna qualche volta a stars. con voi. È vero » che vi ho un poco d'invidia. Quante più amorevolezze tutt' voi le usarete, me » ne farete maggior piacere, e ve ne sentirò obbligo (2) ».
Stabilito? ora a Padova, egli fu sempre più amoroso colla sua donna, che ben presto lo foce padre di ben tre figliuoli: Lucilio, nato nel 1523; Torquato, nel 1525; ed Elena, il 31 giugno 1528.
A chi non ha presenti le condizioni domestiche del cinquecento può parer strano che il Bembo, pur tanto amoroso della sua donna e de' suoi figliuoli, non pensasse mai a sposarla. Ma, come notammo, il carattere specifico della vita privata italiana del cinquecento sta nel preparare tutti gli elementi della famiglia, senza tuttavia ri iseire a ricostituirla regolarmente. La famiglia normale è un desiderio, un'aspirazione più o meno conscia, alla cui effettuazione s oppongono tutti gli avanzi della struttura anteriore della società. La qual società, come ebbe a due il Burckhardt, è ancora, specialmente negli strati superiori, composta di clerici, ài presbiteri, che per vivere intenl. ai loro studii hanno bisogno di be-neficii, di pensioni cui solo la Chiesa poteva somministrare. Già vedemmo l'Ariosto conv-vcre a lungo colla sua donna, senza poterla o volerla sposare, e poi sposarla in segreto: il povero poeta non osava espors. a perdere quel po' di benefica che gli restavano. Nè il Bembo avrebbe potuto rinunciare a un tratto a tutti quell. che gli aveva procurato la munificenza di Leon X, allo scopo di rendere più bella e onorata la condizione della Morosina. E del resto, l'irregolarità della sua condizione famigliare esiste piuttosto per noi del secolo XIX, che non esistesse per i contemporanei del Bembo. Dice benissimo il Casa: u A.c fit fere, » ut mores consuetuclinesque locorum aut aetatum prò ratione cibi proqiie disci-» plina homines habeant.; deniqu.e quod fieri vìdent; frcerQ pittante atgueid^ q/uod
(1) Certo s'ingannano gli editori delle Opere, nell'indice del voi; 1° e 2° delle lettere, credendo clie il casato della Moresina cominciasse per G La lettera, su cui tal ipotesi ai fonda, parla di altra donna amata dal Bembo a Venezia, già nel 1408
(2) Lettere, V, 302-3,