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CAPITOLO III.
quali fossero le offerte del Papa, si fosse ripresentato con offerte nuove; e colla scusa di non volere altrimenti carezzare la presunzione della Signoria, declinò 1 .ìtcarico, e il 28 riparti alla volta di Roma. Giungeva poco appresso la nuova della morte di Luigi XII (1.° genn. 1515); nò le trattative furono riprese. I Veneziani stettero fermi all'alleanza di Francia. Francesco I col loro ajuto vinse a Malignano; e il Papa, come essi aveano preveduto ed obbiettato al Bembo, s'affrettò a farsi francese, correndo incontro al vincitore a Bologna (8 die. 1515).
E il Bembo? 11 Bembo si sarà affannato a dimostrare ai cortigiani ed agli amici la bontà della sua orazione al Senato veneto; e a ripetere esser fatale clic egli fosse più carezzato dagli stranieri che da' suoi. Ma la fama della sua abilità negli affari era perduta per sempre.
Un' altra volta noi troviamo il Bembo tolto al tranquillo suo ufficio di latinista papale, e cacciato in mezzo alle faccende. Nel 1516, questioni di cui non ci è indicata la natura e l'importanza, erano insorte a Ravenna; e i Bembo, che doveva riguardare quella città come una seconda patria, essendovi stato più anni suo padre (il quale vi aveva fatto erigere la tomba all'Alighieri), vi fu mandato come rappresentante del Papa. Ma egli non era uomo fatto u rebus agendni ». Appena arrivatovi, e tastate le difficoltà, egli s» sente mancar l'animo; e procura d' scusarsi col dire che il papa in que' paesi aveva u poca obbedienza » (1).
Fu ventura per il Bembo di poter ritirarsi dalla corte romana agli oz studiosi di Padova, prima chc Leone X sul finir della sua carriera s. mettesse al grave giuoco della guerra, legandosi col nuovo imperatore, re di Spagna, per riacquistare Parma e Piacenza. Già nell'aprile del 1519 egli era stalo a Venezia per il matrimonio della nipote Marcella; e avea poi dovuto trattcncrvisi più del divisato per la morte del padre e per le conseguenti brighe domestiche. Restituitosi a Roma nel novembre, non parve aver più gusto alla vita e alle lusinghe d'altri tempi. Ammalò, quasi di nostalgia; c l'anno seguente, per consiglio d benevoli medici, si recò a Padova, donde, pur guarito, non ebbe fretta di muoversi. E a che prò lasciar la pace di quassù, per tornarsene alle brighe di Roma? Non aveva egli ormai raggiunto il suo ideale, di poter vivere tranquillo c indipendente in un u otium » studioso? Egli si senti quindi quasi sollevato come da un peso, quando nel 1521 (1.° dicembre) Leon X morì; e venne così a mancare la ragione, unica ormai, la gratitudine, che lo poteva costringere a tornare alla vita clamorosa di prima. Tra Padova, Venezia c la sua villa Bozza egli s4 venne allora creando un mondo ch'era veramente il suo, e dal quale lo allontanerà solo l'ambizione giovanile, rinascente negli anni della vecchiaja.
I venti anni che corsero dal 1519 al 1539, dal momento in cui egli abbandonava la corte romana come prelato a quello in cui vi tornava come cardinale, sono i più belli della sua vita, sono quelli in cui sta più ad agio la sua natura di letterato e di uomo. Ammirato e riguardato da tutti come maestro; tutto intento ai suoi studii gli poesia, di lingua, di numismatica, di storia e perfin di botanica; consultato dalla Signoria veneziana sui miglioramenti da introdurre nell'università padovana: egl. se la viveva circondato da una schiera d'amici e di corteggiatori, che gli faceano credere trasferito al suo Nonianum (Villa Bozza,-presso S. Maria di Non) il centro degli studii umani d'Italia. Questa era l'opinione de'ben pensanti. Che se qualche temerario, quale il Broccardo, si permetteva di dubitare che i sonetti del Bembo fossero degni del Petrarca, o in altro modo qualunque offendesse l'idolo comune, erano anche pronti i più battaglieri fra gli amici di lui a schiacciarlo sotto i vituperii. Pietro Aretino si vantava, infatti, d'aver fatto morire di vergogna il Broccardo.
Ma la vanità soddisfatta, e la tranquilla agiatezza della vita dedita agli
(1) Opere, IIF, 9. Lettera del 1G marzo 1516 al Card, di S. Maria in Portico (Bibienjv).